Sognatori, la nostra Mariarosaria ci parla oggi del romanzo di Valentina Pangallo, Wabi sabi: La bellezza delle cose imperfette edito Triskell Edizioni. Vediamo insieme dettagli e opinione.
Trama
Nella ridente città di Edo del periodo Tokugawa, Ryuu vive
nell’hanamachi del piacere, in una okiya, e si prostituisce per vivere.
Il suo aspetto bellissimo nasconde un’anima tormentata e frammentata di
emozioni negative che lo rendono apatico e apparentemente incurante di
tutto, persino della crudeltà e della violenza che vengono riversate su
di lui.
Ryuu sopporta in stoico silenzio gli abusi verbali della
sua okaasan e il disprezzo delle sue compagne, nonché gli epiteti dei
clienti, che gli vengono gettati addosso per nascondere le pulsioni che
la sua procacità stimola in loro. Ma tutto cambia quando le attenzioni
del suo cliente principale diventano morbose, annichilendolo e
portandolo all’esasperazione e, soprattutto, quando una bambina
traumatizzata e un samurai disonorato entrano nella sua vita. Chi è,
poi, questo rōnin? E cosa vuole da lui? È, davvero, solo curioso?
Costretto
a scegliere tra la vita che conosce e una dolorosa rinascita, Ryuu
rischia di lasciarsi affogare nei rimpianti e nella solitudine, sebbene
ci sia una mano grande e calda pronta ad afferrarlo. Riuscirà, un uomo
così imperfetto, a trovare la pace?
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Il parere di Mariarosaria (prodotto fornito dalla Casa Editrice senza scopo di lucro)
Non avevo mai letto nulla di Valentina Pangallo e sono rimasta totalmente rapita dalla sua penna. Evocativa, senza sbavature, a tratti cruda, eppure delicata, piena di quel fascino che cattura e ti tiene con gli occhi incollati alle pagine fino alla fine, lo stile narrativo di questa autrice racchiude una maestria che pochi posseggono e che mi ha consentito non di “leggere”, ma di “vivere” la storia di Ryuu.
“Lui contrasse istintivamente i muscoli del volto e serrò la mascella. Dovette voltare il capo fingendo modestia per non mostrare il disgusto che trapelava di certo dai suoi lineamenti. Le mani che stringevano la bottiglia tremarono per l’indignazione e fu difficile ingoiare l’amaro boccone d’odio che gli aveva serrato la gola, impedendogli quasi di respirare.”
Ogni personaggio di questo meraviglioso romanzo è curato nei minimi dettagli, nulla è stato lasciato al caso e ogni sensazione arriva, diretta e spietata, facendoti sentire sulla pelle la crudeltà dell’uomo e l’angoscia che spinge Ryuu verso l’apatia nella quale si richiude per sfuggire a ciò che lo ferisce. L’amore, dietro la sofferenza, è quello che ti stringe il cuore quanto più si procede nella lettura, poiché è un sentimento predominante che, tuttavia, scandisce il proprio tempo con una lentezza struggente, di quelle che ti invadono mente e animo fino a farti soffrire con i protagonisti.
“«Non comprendi?» domandò Ryuu in un gemito. «Io sono rotto, sono… Sono niente di più che una cosa imperfetta.» Ma Kazu-san sorrise, deponendo un bacio sulla sua bocca umida. «Sei tu che non comprendi, Ryuu,» gli sorrise. «C’è bellezza nelle cose imperfette.»”
Wabi sabi, quindi, è un libro che consiglio, perché è una storia che lascia il segno e che si fa fatica a dimenticare, uno di quei romanzi che va assaporato e trasmette un messaggio profondo, un’opera che parla di accettazione, amore, crescita personale e desiderio di riscattarsi, una di quelle che ti lascia il cuore pieno di speranza e desiderio di leggere di più. Il mio voto? 5 stelle meritatissime.
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