mercoledì 2 dicembre 2020

Recensione: Wabi sabi: La bellezza delle cose imperfette di Valentina Pangallo

Sognatori, la nostra Mariarosaria ci parla oggi del romanzo di Valentina Pangallo, Wabi sabi: La bellezza delle cose imperfette edito Triskell Edizioni. Vediamo insieme dettagli e opinione.


Trama

Nella ridente città di Edo del periodo Tokugawa, Ryuu vive nell’hanamachi del piacere, in una okiya, e si prostituisce per vivere. Il suo aspetto bellissimo nasconde un’anima tormentata e frammentata di emozioni negative che lo rendono apatico e apparentemente incurante di tutto, persino della crudeltà e della violenza che vengono riversate su di lui.

Ryuu sopporta in stoico silenzio gli abusi verbali della sua okaasan e il disprezzo delle sue compagne, nonché gli epiteti dei clienti, che gli vengono gettati addosso per nascondere le pulsioni che la sua procacità stimola in loro. Ma tutto cambia quando le attenzioni del suo cliente principale diventano morbose, annichilendolo e portandolo all’esasperazione e, soprattutto, quando una bambina traumatizzata e un samurai disonorato entrano nella sua vita. Chi è, poi, questo rōnin? E cosa vuole da lui? È, davvero, solo curioso?

Costretto a scegliere tra la vita che conosce e una dolorosa rinascita, Ryuu rischia di lasciarsi affogare nei rimpianti e nella solitudine, sebbene ci sia una mano grande e calda pronta ad afferrarlo. Riuscirà, un uomo così imperfetto, a trovare la pace?

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Il parere di Mariarosaria (prodotto fornito dalla Casa Editrice senza scopo di lucro)

 

Non avevo mai letto nulla di Valentina Pangallo e sono rimasta totalmente rapita dalla sua penna. Evocativa, senza sbavature, a tratti cruda, eppure delicata, piena di quel fascino che cattura e ti tiene con gli occhi incollati alle pagine fino alla fine, lo stile narrativo di questa autrice racchiude una maestria che pochi posseggono e che mi ha consentito non di “leggere”, ma di “vivere” la storia di Ryuu.

Attraverso le pagine di Wabi sabi si possono osservare le vicende mentre si evolvono, si sgretolano e tornano a ridare un’opportunità, in un susseguirsi di avvenimenti che presentano l’animo del personaggio come fosse fatto di vetro temperato. Esso si rivela trasparente, eppure resistente agli eventi più atroci, ci viene mostrato senza veli nella sua complessità, rendendoci partecipi di una sofferenza che è appena palpabile, sotto la superficie, anche se evidente negli atteggiamenti del giovane Ryuu.

 

“Lui contrasse istintivamente i muscoli del volto e serrò la mascella. Dovette voltare il capo fingendo modestia per non mostrare il disgusto che trapelava di certo dai suoi lineamenti. Le mani che stringevano la bottiglia tremarono per l’indignazione e fu difficile ingoiare l’amaro boccone d’odio che gli aveva serrato la gola, impedendogli quasi di respirare.”

 

Grazie a questa storia mi sono ritrovata senza fatica nel periodo Tokugawa, ho potuto osservare ambienti e stili di vita dell’epoca immergendomi nella quotidianità dei personaggi e ho respirato l’aria del Giappone del tardo periodo Edo senza muovermi da casa mia. Questo, a mio parere, è tra le cose più belle che un libro possa offrire perché, se vieni interamente assorbito dalla storia, non si può che dare il merito alla bravura dell’autrice.

Ogni personaggio di questo meraviglioso romanzo è curato nei minimi dettagli, nulla è stato lasciato al caso e ogni sensazione arriva, diretta e spietata, facendoti sentire sulla pelle la crudeltà dell’uomo e l’angoscia che spinge Ryuu verso l’apatia nella quale si richiude per sfuggire a ciò che lo ferisce. L’amore, dietro la sofferenza, è quello che ti stringe il cuore quanto più si procede nella lettura, poiché è un sentimento predominante che, tuttavia, scandisce il proprio tempo con una lentezza struggente, di quelle che ti invadono mente e animo fino a farti soffrire con i protagonisti.

 

“«Non comprendi?» domandò Ryuu in un gemito. «Io sono rotto, sono… Sono niente di più che una cosa imperfetta.» Ma Kazu-san sorrise, deponendo un bacio sulla sua bocca umida. «Sei tu che non comprendi, Ryuu,» gli sorrise. «C’è bellezza nelle cose imperfette.»”



Wabi sabi, quindi, è un libro che consiglio, perché è una storia che lascia il segno e che si fa fatica a dimenticare, uno di quei romanzi che va assaporato e trasmette un messaggio profondo, un’opera che parla di accettazione, amore, crescita personale e desiderio di riscattarsi, una di quelle che ti lascia il cuore pieno di speranza e desiderio di leggere di più. Il mio voto? 5 stelle meritatissime. 
 
 
Valutazione: 5 stelle!

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