martedì 10 novembre 2020

Recensione: L'ultimo rintocco di Diego Pitea

Sognatori, la nostra Mariarosaria ci parla oggi del romanzo di Diego Pitea, L'ultimo rintocco edito goware. Vediamo insieme dettagli e opinione.


 

 
Trama
 
“L’essenza del male ha preso forma umana”. È questo che pensa Richard Dale, psicologo e criminologo, entrando nella camera da letto di un appartamento alla periferia di Roma. A terra giace una donna incinta con un taglio sopra il pube. Del feto nessuna traccia e sulla parete una scritta enigmatica: “Rosso”. A interpellarlo è Marani, il capo dell’Unità Analisi Crimini Violenti, per indagare sull’“Escissore”, un serial killer edonista, crudele e geniale, con il vezzo di lasciare sulla scena del crimine degli indizi che, opportunamente decifrati, permettono di risalire all’identità della prossima vittima. Coadiuvato dalla profiler Doriana Guerrera, Dale analizzerà, come in una macabra caccia al tesoro, le tracce lasciate dall’assassino, ma quando tutto sembra aver fine avrà inizio il vero incubo, che lo porterà a scontrarsi con le sue paure più profonde e con un nuovo rompicapo all’apparenza insolubile... fino allo scoccare dell’ultimo rintocco.
 
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Il parere di Mariarosaria (prodotto fornito dall'autore senza scopo di lucro)
 

Questo è il primo romanzo che leggo dell’autore e non mi ha delusa, anche se vi ho trovato qualche pecca. L’ultimo rintocco è un thriller ben costruito, ricco di particolari che lasciano intendere quanta cura l’autore abbia messo nell’ideare una vicenda che potesse risultare fondata su elementi e argomenti approfonditi, come dimostrano le competenze nell’ambito della criminologia e psicologia mostrate dai personaggi durante lo sviluppo della trama. La storia scorre veloce, nonostante non si tratti di un testo breve, e la curiosità su cosa possa accadere riesce a catturare il lettore senza che l’attenzione cali, poiché lo sviluppo della storia e gli intrecci non risultano mai banali o facilmente prevedibili. L’uso di una terminologia ricercata e attenta lo rende un buon lavoro anche se, assieme alla scelta di alcuni termini a mio parere desueti, rende meno semplice entrare in sintonia con trama e personaggi. La stessa cosa accade a causa delle molteplici descrizioni dei luoghi che, in alcuni casi, soprattutto nella parte iniziale, sono talmente dettagliate da consentire di “vedere” i luoghi ma rendono prolisso il testo e, al contempo, rallentano la narrazione.

I personaggi sono molti e, mentre alcuni appaiono rudi e sono difficili da apprezzare, come il commissario Marani, altri sono più semplici persino nella loro complessità, come lo psicologo Richard Dale e la sua apatia per i sentimenti. Per taluni, come per la profiler Doriana Guerrera, il carattere e le emozioni appaiono spesso trattenuti, poco nitidi come fossero un chiaroscuro appena tracciato della sua personalità.

Oltre questo, almeno nel mio caso, non ho compreso totalmente il perché dell’accanimento/ossessione del serial killer verso lo psicologo Richard Dale e se questo fosse o meno legato alla necessità di sentirsi più appagato dai propri crimini. Altra cosa poco chiara è il movente dell’ultimo omicidio di cui si occupa la squadra contestualmente al caso “dell’Escissore”, ossia l’assassinio di Paola Florenzi. Il modo in cui si arriva al criminale non fa una piega, ma i motivi che lo spingono ad ammazzare la ragazza non sono esplicati nel romanzo. Non ho inoltre ben compreso la soluzione all’enigma del messaggio cifrato che conduce Richard Dale a capire chi sia l’assassino della ragazza ma ripeto, magari sono io a non aver capito la spiegazione che, per quanto dettagliata, non mi è risultata chiara.

Nell’insieme, quindi, un buon romanzo, che mi sento di consigliare agli appassionati del thriller, ma con sbavature che possono essere sistemate per renderlo l’opera perfetta che merita.

  
Valutazione: 3 stelle e mezzo.

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