Sognatori, la nostra Martina ci parla oggi del romanzo di Federica Cabras, Guai a ore nove edito Literary Romance. Vediamo insieme che cosa ne pensa.
Buongiorno, lettori. Oggi vi parlo di un romanzo che mi è stato gentilmente inviato dalla casa editrice Literary Romance, che ringrazio. Abbiamo un chick-lit con un deciso focus sulla vita della nostra protagonista, che come sempre in questo genere di storie è molto vicina a una persona comune, a una di noi. Disavventure, cambiamenti, amori che nascono e muoiono, spaccati di vita familiare si intrecciano in un romanzo verosimile e ironico allo stesso tempo, che ci ricorda l'imprevedibilità della vita e la necessità di buttarci in cambiamenti che possono spaventarci.
Mi sarà piaciuto? È certamente uno dei miei generi preferiti, ma questo romanzo, purtroppo, non è riuscito a catturarmi fino in fondo e alcune scelte dell'autrice non mi hanno convinta.
La storia è semplice: Virginia è reduce dal fallimento di una relazione in cui credeva molto, ma che ormai era diventata vuota. Lavora come giornalista in una redazione locale e il suo stipendio non le permette di pagare l'affitto di una casa tutta per sé. Così torna a vivere con la sua coinquilina storica, Susanna. A loro si aggiunge Zoe, una ragazza insopportabile quanto imprevedibile. Come se non bastasse sopportare i dispetti di Zoe e la delusione amorosa, Virginia deve affrontare una sfida lavorativa che vede in gioco il suo posto al giornale. Lei e Leonardo, uomo saccente e difficilmente digeribile, devono lottare perché tra i due uno verrà licenziato e uno potrà rimanere a scrivere per il giornale. Che combineranno quando saranno costretti a stare troppo vicini, volenti o nolenti?
Di per sé la trama è carina, fresca. Ciò che però non mi ha convinto è il fatto che l'amore rimane davvero sullo sfondo di quello che dovrebbe essere un romance. Mi spiego meglio: fino al 70% del romanzo è tutto centrato sulla protagonista, sulla sua vita, sulla fine dell'amore con il suo ex fidanzato e nemmeno comprendiamo a chi Virginia si avvicinerà in seguito. È un vero peccato, la lettura sarebbe stata molto più coinvolgente anticipando anche solo un'atmosfera di complicità tra i due personaggi principali. Invece, questa complicità si avverte solo nell'ultimo terzo della storia, cosa che fa risultare tutta la parte precedente un po' piatta, a mio avviso.
Altro elemento che non mi ha convinta è l'eccessiva alternanza di punti di vista diversi: tutti i personaggi compaiono come narratori di una propria esperienza, a capitoli alterni e ciò genera davvero confusione. Per di più, si salta dall'utilizzo della prima persona per la protagonista, alla terza persona per tutti gli altri personaggi. Mi sentivo davvero disorientata.
Al contrario, una nota positiva è la caratterizzazione per personaggio di Virginia, che rimane comunque il nostro focus per tutta la lettura. La vediamo crescere e cambiare, assistiamo a una quotidianità in cui potremmo tranquillamente riconoscerci e ne apprezziamo il carattere frizzante, dolce, che diviene poi ben determinato. C'è un tentativo di caratterizzazione anche per gli altri personaggi, specialmente lo vediamo in un affondo sulla vita familiare di Leonardo, che risulta essere un elemento chiave. Tuttavia, di questo ragazzo alla fine non conosciamo che questo elemento. Non emerge il suo carattere, così come emergono poco i personaggi secondari. Fatta eccezione per Zoe e Virginia (non la protagonista, ma il suo capo, omonimia che peraltro genera confusione), i personaggi sembrano essere più che altro dei riempitivi.
La parte finale, invece, mi è piaciuta molto e mi ha portata a rivalutare l'intero romanzo, dandogli una luce nuova. L'inizio dell'amore tra i due personaggi rende tutto più piacevole. Se avessi visto degli accenni di questa luce anche nei capitoli precedenti sicuramente mi sarebbe piaciuto di più.
Valutazione: 3,5 stelle
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