giovedì 15 ottobre 2020

Review Party: Stuck di Cecilia K.

 

Sognatori, oggi il blog partecipa al Review Party di Stuck di Cecilia K. La nostra Meg l'ha letto e recensito per noi. Scopriamo insieme tutti i dettagli e la sua opinione.

 

 

 

 
SINOSSI 
 
Mi chiamo Olympia Ghertsos, sono figlia di un uomo potente e senza scrupoli. La mia vita non è andata proprio come speravo e, da due anni, vivo da reclusa. Ma ho deciso di accettare l'invito di mia sorella e stasera andrò a una festa.
Mi chiamo Zayden MacNamara, sono il nipote di un uomo che ha sempre amato sopraffare gli altri. Ho smesso di essere davvero felice quando ero un adolescente e, da allora, vivo per vendicarmi. Ma stasera cambierà tutto.
Olympia e Zayden. Due esistenze bloccate nel passato. Due cuori feriti nel profondo.
Vendetta. Rassegnazione. Una sola via d'uscita.
 
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Il parere di Meg (prodotto fornito dall'autore senza scopo di lucro)
 
 
Questa è una storia di vendetta, di dolori del passato e ferite nel presente: è una storia cruda, violenta e che riesce a trasmettere tuta la pena e la disperazione di due persone ferite dentro dalla loro stessa famiglia.
Vi confesso, sognatori, che è stata una lettura a tratti difficile, faticosa: questo anche per la bravura della scrittrice (di cui non avevo letto mai nulla) e che è riuscita a trasmettere nelle pagine del romanzo tutte le ferite e le angosce che Olympia e Zayden si portano dentro.
È un rapporto che loro stessi definiscono malato e perverso, poiché Olypmpia è stata rapita da Zayden solo per vendetta, e per tutto il tempo è tenuta continuamente in uno stato di solitudine mentale che la porta a confrontarsi in modo distorto solo con lui, come “incastrati” (stuck, appunto) in una sorta di limbo.

 

«Ci fissiamo a lungo, probabilmente dicendoci tutto quello che non abbiamo il coraggio di proferire a voce alta. Per non esporci troppo ma anche perché nemmeno noi sappiamo con certezza cosa proviamo l’uno per l’altra e se proviamo davvero qualcosa o la situazione ci fa sentire emozioni che nella realtà non esistono.»

 

 

È palese che in alcuni passaggi ci sia la Sindrome di Stoccolma, ma l’autrice è stata brava a rendere il personaggio di Olympia dolorosamente consapevole sia di questo che della realtà familiare violenta da cui proviene.

 

«Poi è arrivato Zayden, il mio rapitore, e ha soffiato via tutta la polvere che mi ricopriva, riportando alla luce la donna che ho ignorato finora e che io amo perché è passionale, sicura di sé e di ciò che può offrire ad un uomo ed esigere in cambio. Io ero così e sentirmi di nuovo in questo modo dopo tanto tempo mi fa sorridere, nonostante una voce insistente mi dica che non è questo il luogo adatto per lasciarsi andare a certi atteggiamenti.»

 



Non c’è voglia di riscatto da parte di Zayden ma solo l’accettarsi nella sua violenza continua, il desiderio di ferire Olympia il più possibile perché rappresenta la vendetta che lui vuole a tutti i costi.
Peccato per la parte del romanzo in cui Olympia torna nella sua famiglia, che ho trovato poco fluida e chiara in alcuni passaggi.
Anche l’epilogo non mi ha particolarmente soddisfatto, che immaginavo, per una storia così forte, del tutto diverso.
Resta comunque una bella lettura che mi ha ricordato molto lo stile e la crudezza delle storie di Pepper Winters, per cui la consiglio senz’altro a chi vuole una storia intensa, perversa e che vi lascerà abbastanza colpiti.

 

 

Valutazione: quattro stelle.
 

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