Sognatori, la nostra Milena ci parla oggi di Tu che salvi per tua grazia di Rosa J. Shalott, edito cignonero. Vediamo insieme dettagli e opinione.
Trama
Veneto 1786.
Quando il giovane Gabriele Van Etienne torna in patria dopo aver fatto fortuna, sa che il compito che lo attende non sarà semplice: il suo progetto di aprire un convitto destinato a istruire i figli delle classi più disagiate, si scontra da subito con la diffidenza della cittadina in cui è nato, e che lo ha visto affamato e in miseria, proprio come i ragazzi a cui vuole dare la possibilità di costruirsi un futuro diverso. Ma c’è qualcuno che quel futuro lo desidera, anche se non ne avrebbe il diritto: Emone.
A dispetto del nome, Emone è una femmina. Una ragazzina arruffata, scalza, sporca, probabilmente orfana, testarda e dall’intelligenza pronta. Gabriele vede in lei qualcosa, una scintilla che lo spinge a scavalcare le convenzioni e a prenderla con sé per permetterle di studiare come i suoi coetanei maschi. Ed Emone, col passare degli anni, da animaletto selvatico e scostante, diventa una giovane donna dal talento straordinario: il pianoforte è lo strumento attraverso cui si esprime, la musica è il linguaggio tenero e segreto che usa per comunicare con Gabriele. La gratitudine e l’affetto che la fanciulla prova per il suo tutore si trasformano presto in un sentimento muto, complesso, impossibile da spiegare a parole. Un sentimento ricambiato.
Inizia così una storia d’amore inafferrabile e profondissima che durerà anni, e che li vedrà, Gabriele ed Emone, perdersi e ritrovarsi più volte, vittime inconsapevoli di una società destinata a sfaldarsi e a cambiare per sempre il volto del nostro paese.
Sullo sfondo voluttuoso e tormentato di un’Europa in declino, Rosa J. Shalott racconta una storia d’amore e di salvezza, un’opera raffinata e sottile che ha il respiro e la forza dei grandi classici dell’Ottocento.
Quando il giovane Gabriele Van Etienne torna in patria dopo aver fatto fortuna, sa che il compito che lo attende non sarà semplice: il suo progetto di aprire un convitto destinato a istruire i figli delle classi più disagiate, si scontra da subito con la diffidenza della cittadina in cui è nato, e che lo ha visto affamato e in miseria, proprio come i ragazzi a cui vuole dare la possibilità di costruirsi un futuro diverso. Ma c’è qualcuno che quel futuro lo desidera, anche se non ne avrebbe il diritto: Emone.
A dispetto del nome, Emone è una femmina. Una ragazzina arruffata, scalza, sporca, probabilmente orfana, testarda e dall’intelligenza pronta. Gabriele vede in lei qualcosa, una scintilla che lo spinge a scavalcare le convenzioni e a prenderla con sé per permetterle di studiare come i suoi coetanei maschi. Ed Emone, col passare degli anni, da animaletto selvatico e scostante, diventa una giovane donna dal talento straordinario: il pianoforte è lo strumento attraverso cui si esprime, la musica è il linguaggio tenero e segreto che usa per comunicare con Gabriele. La gratitudine e l’affetto che la fanciulla prova per il suo tutore si trasformano presto in un sentimento muto, complesso, impossibile da spiegare a parole. Un sentimento ricambiato.
Inizia così una storia d’amore inafferrabile e profondissima che durerà anni, e che li vedrà, Gabriele ed Emone, perdersi e ritrovarsi più volte, vittime inconsapevoli di una società destinata a sfaldarsi e a cambiare per sempre il volto del nostro paese.
Sullo sfondo voluttuoso e tormentato di un’Europa in declino, Rosa J. Shalott racconta una storia d’amore e di salvezza, un’opera raffinata e sottile che ha il respiro e la forza dei grandi classici dell’Ottocento.
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Il parere di Milena (prodotto fornito dalla Casa Editrice senza scopo di lucro)
Prima di iniziare la recensione vera e propria di questo romanzo, mi sento di fare alcune premesse.
Tu
che salvi per tua grazia, a dispetto della sinossi che potrebbe trarre
in inganno, non è un romance. Appartiene sicuramente al genere della
narrativa sentimentale e a quello storico. Se però cercate atmosfere
alla Jane Austen con colline verdi, cottage di campagna e stagioni a
Londra o a Bath in cerca di un buon matrimonio, resterete delusi. Qui si
parte dal Veneto, si gira l'Europa e poi si scende in Campania, con
interminabili spostamenti che prevedono anche mesi di viaggio, qui si
parte dalla disperazione della povertà per giungere a un benessere di
facciata, che nasconde sempre in sé, il ricordo del passato.
Tutto
ciò premesso vi anticipo, per fugare ogni dubbio che potrebbe essersi
impossessato di voi, che questa è una di quelle storie che ti entra
dentro e che nell'animo si accasa, rimanendovi per sempre come se fosse
un ricordo di un'esperienza vissuta davvero.
Normalmente
inserisco la valutazione alla fine della recensione, ma in questo caso,
affinché sia ancora più chiara la mia opinione e siate invogliati a
leggere anche voi la storia di Gabriele ed Emone, vi dico fin da ora che
il mio giudizio è pari a 5 stelle con annesse lodi sperticate.
Ma veniamo ai protagonisti di questo splendido esordio.
Gabriele
è un ex orfano povero che, dopo aver vagato per il mondo facendo i
lavori più umili, è riuscito a diventare un ricco borghese. È un giovane
uomo di bell'aspetto ma non ha nulla da condividere con maschi alpha e
bad boy, tanto che, grato alla fortuna che lo ha aiutato, decide di
dedicare il suo tempo a istruire dei poveri bambini che non hanno alcuna
prospettiva se non quella di vagare per le strade. Li prende con sé e
ne diventa maestro, di regole e di vita, offrendogli la possibilità di
migliorare la propria esistenza. Gabriele è un uomo schivo e silenzioso,
delicato e sensibile come solo gli introversi sanno essere, è un
personaggio di cui innamorarsi visceralmente.
Non che fosse un uomo tormentato, un poeta dal volto pallido e scavato, però, nonostante la posizione glielo consentisse, non era assiduo frequentatore di salotti, e mancava di loquacità. A modo suo si diceva che parlasse, ma di un linguaggio chiaro solo a lui, costituito più che altro da gesti incomprensibili e consuetudini ormai fuori moda, inadatte ad ambienti brillanti e circoli mondani.
Emone
è una bambina senza famiglia, o almeno senza una famiglia degna di
questo nome, appare la prima volta come poco più di un'ombra, una
possibile ladruncola appostata in attesa di qualcuno da derubare. Quando
però si manifesta, lo fa con una determinazione che colpisce Gabriele
che, nonostante non ne avesse intenzione, la prende con sé. Emone gli
chiede una speranza e Gabriele gliela offre. La bambina cresce col suo
maestro, che chiama monsieur e dal quale è affettuosamente chiamata ma bichette, diventa
una giovane e bella donna nonché una talentuosa musicista che gira
l'Europa, invitata nelle corti e nei palazzi dei nobili più in vista.
Priva di dimostrazioni fisiche d’affetto, Emone, che forse nei suoi primi anni non ci avrebbe neppure fatto caso, sembrava cristallizzarsi sotto una patina di gelo sottile, come un bel fiore fuori stagione.
I
personaggi secondari giocano quasi tutti ruoli scomodi, interpretano
personalità oblique come i sentimenti più beceri, dal maschilismo
travestito da perbenismo e amore, all'interesse materiale che sfocia in
falsa amicizia.
L'ambientazione
è molto curata, storicamente piuttosto credibile (alcune licenze sono
spiegate in una nota alla fine del libro), scevra di descrizioni
pedanti, si concentra sulle atmosfere offrendo un'esperienza immersiva
al lettore.
Nell'aria afosa che rendeva tutto sgradevole e appiccicaticcio, si respirava un unanime senso di disperazione, come un'infezione che restava attaccata alla baracche, alle facce trascurate della gente.
Un'infanzia
difficile, la rinascita e la musica uniscono Gabriele ed Emone, due
anime fuori dal tempo. Le note sono le loro parole, perché il loro è un
rapporto silenzioso, fatto di sguardi e melodie. Un rapporto che evolve
giorno dopo giorno e che resiste alla distanza, ai sotterfugi, ai
pettegolezzi e alle insinuazioni.
La scrittura
dell'autrice li rappresenta alla perfezione: è povera di dialoghi ma
tanto potente da far comprendere al lettore anche le sfumature più
intime dei pensieri.
... Prima ancora di essere ammessa nel salottino aveva imparato ad ascoltare la musica di monsieur restando seduta dietro la porta, come a guardia dell’intimità tra il maestro e il suo strumento. E anche quando Gabriele le aveva fatto capire che non intendeva escluderla e aveva cominciato a insegnarle quel nuovo linguaggio, talvolta si avvicinava in silenzio e restava ad ascoltare seduta dietro la porta, le orecchie tese e lo sguardo assorto di chi sta origliando una conversazione privatissima.
Tra
le pagine di questo libro serpeggia la consapevolezza che, tra le
righe, si nascondano grandi speranze in un mondo migliore che purtroppo
si scontrano con la realtà del tempo. Il femminismo inconsapevole (ma
non troppo) di Gabriele cozza con le regole sociali, la forma supera
ancora una volta la sostanza. Il senso di malinconia che deriva da
questa constatazione è superato però, a mio parere, da un messaggio
positivo: se anche l'altruismo e l'amore non garantiscono la felicità,
la dignità è la chiave per vincere su tutto. I miei complimenti
all'autrice per aver gestito con estrema intelligenza e sensibilità una
trama che poteva facilmente scadere nel forbidden o nella prosaicità di
una relazione scontata e che invece vola alta come Icaro, senza però
bruciarsi.
In
conclusione, consapevole che rileggerò più volte questo romanzo per
scovarne ogni volta una sfumatura diversa e per perdermi
masochisticamente nell'immensa nobiltà d'animo di Gabriele, non posso
fare altro che consigliarvelo. Preparate Maloox e fazzoletti sul
comodino e venite in Veneto, scendete giù lungo la penisola, scoprite le
idee illuministe e quelle napoleoniche, sorvolate la Francia
rivoluzionaria e attraversate la Manica, non ve ne pentirete!
Valutazione: 5 stelle!
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