Ines, giovane e determinata sarta, lavora presso un rinomato atelier nella Modena degli anni Quaranta.
Irmo, affascinante ufficiale della Guardia di Finanza, se ne innamora perdutamente.
Galeotta è una serata danzante, dove i primi titubanti sguardi si fondono con l’intensa magia di un ballo e l’intraprendenza di Nelly, la sorella di Ines che è l’artefice del loro incontro.
A fare da sfondo alle vicende dei due protagonisti è il cuore pulsante della città: piazza Grande. Qui scorre la vita di tutti i giorni con il cicaleccio del mercato, la bellezza incontrastata del Duomo, ma soprattutto gli avvenimenti storici e le antiche tradizioni.
La quotidianità di Ines ruota attorno alle creazioni sartoriali realizzate assecondando le richieste delle clienti e le direttive della proprietaria dell'atelier, la raffinata signora Munari.
Al lavoro si alternano gli incontri con Irmo, i momenti familiari e quelli trascorsi con Anna, la sua migliore amica, una ragazza talentuosa che una malattia ha reso cieca.
Nell’elegante atmosfera dello storico Mak P 100 Ines e Irmo potranno rincontrarsi e si troveranno attorniati da ambienti lussuosi, abiti sfavillanti e danze di altri tempi.
Purtroppo la dichiarazione dell’entrata dell’Italia nel Secondo conflitto mondiale e il trasferimento di Irmo al confine, allontanerà i due giovani mettendo a rischio il sentimento che li lega…
Eccoci qui per parlare di un romanzo che io considero
bello. Bello nel senso totale del termine.
Chi ha avuto modo di leggere qualche mia altra recensione in passato, sa che
nei miei contenuti non mi dilungo molto a parlare della trama o dei personaggi,
ma di cosa un libro mi ha suscitato e come lo trovo nello stile e nello
sviluppo.
Parto col dire che sono un’amante degli storici, sia nei film che nei libri
adoro vedere storie d’amore sviluppare in un contesto diverso da quello di
oggi, quindi nel momento in cui mi sono ritrovata a leggere questo libro mi
sono sentita entusiasta, a partire dalla trama.
Ciò che ho apprezzato della lettura, oltre alla meticolosa attenzione
dell’autrice nel documentarsi evidentemente circa usi e costumi del tempo, è il
fatto che è un romanzo rosa dove davvero ci si attiene al termine del genere:
un libro in cui si assiste al carattere e allo sviluppo del personaggio
femminile, in questo caso Ines, dove la storia d’amore non è altro che lo
sfondo di un intreccio oserei dire corale.
Ines non è una donna tipica degli anni ’40 ed è proprio questo a incuriosire
Irmo. Per quanto lei possa essere bella ed elegante, ciò che colpisce è il
temperamento e la sua indipendenza.
In una scena, tra gli approcci iniziale dei due, è lo stesso Irmo a dire che
apprezza particolarmente le donne dotate di talento. Perché Ines fa della sua
passione, la sartoria, un vero e proprio scopo di vita.
Ines è forte, è intelligente, è atipica, si immerge nel lavoro con dedizione e
costanza. Non è semplicemente una persona che, come potrebbe essere visto il
periodo storico, lavora per dare una mano in casa. Lei è il suo lavoro, è la
sua arte, è fatta di aghi, cotone ed è affascinata da Irmo perché sembra vedere
esattamente questo in lei: una donna diversa, di cui potersi innamorare.
Ci sono alcune scene con infodump che ho trovato superflui e hanno rallentato
alcuni punti della lettura, ma in generale la scrittura è fluida, è spontanea.
I dialoghi non sono per nulla banali o messi a caso, ogni cosa trova incastro
perfetto, anche nelle scene in cui un vestito si brucia o ci sono chiacchiere
tra amiche mentre si va a fare la spesa.
Sembra di assistere a quelle serie tv in costume da cui è impossibile
staccarsi.
Ciò che ho amato di Ines e Irmo, in quanto coppia, è il loro essere così dolci,
delicati e propensi l’uno verso l’altra, senza marchingegni, senza troppi
sproloqui sull’amore che lasciano il tempo che trovano.
Qui il sentimento nasce e cresce in maniera graduale e spontanea, quasi non ci
si accorge di com’è che loro due si trovano ad amarsi. Il loro amore prosegue
così come proseguono le loro vite, giorno dopo giorno, e così come avanza il
romanzo pagina dopo pagina.
La lettura mi ha coccolata e rincuorata, mi sono sentita parte di quel libro
pur essendo uno spettatore esterno.
In molti criticano la terza persona, di solito, come stile di narrazione
distaccato. Beh, non è questo il caso.
L’autrice riesce a coinvolgerci, a farci entrare nelle menti e nei cuori dei
protagonisti, con una semplicità e immediatezza che sconvolge.
Mi dispiace non essermi approcciata prima alle letture di questa casa editrice,
perché se il livello è come questo romanzo, mi permetto di dire che può davvero
far concorrenza a tante case editrici big.
Consiglio questo libro? Assolutamente sì. Se avete bisogno di una storia
d’amore che merita di essere chiamata tale, con una protagonista forte
nonostante gli anni ’40, dovete assolutamente leggere questo romanzo.
Mi permetto di dire che l’ho trovato un manifesto femminista, addirittura, dove
l’amore per questa donna, e nel romanzo in generale, è solo un in più che
sconvolge e travolge, ma non è il fulcro centrale.
Perché il punto centrale è l’essere.
Valutazione: cinque stelle.
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