Aaron Gressan è un benestante e giovane imprenditore che si occupa degli affari di famiglia. Vive a New York e come ogni Natale torna nel suo paese d’origine, Courmayeur, per trascorrere le feste in famiglia, soprattutto con sua nonna Margherita a cui è molto legato.
Quest’anno i piani saranno un po’ diversi per lui e dovrà restare in Val d’Aosta in pianta stabile.
Buongiorno, lettori. Oggi vi parlo di un romance scritto da una giovane autrice, che mi ha chiesto un parere sulla sua storia. Si tratta di un romanzo dall'atmosfera natalizia, ambientato sulle montagne della Val D'Aosta. Forse non è il periodo dell'anno più adatto a questa lettura, ma al centro del romanzo troviamo in ogni caso la storia d'amore, che ci fa battere il cuore in tutte le stagioni.
Fin dal principio vi devo dire che la mia valutazione del romanzo non è positiva, ho trovato molti aspetti da migliorare e spero che Alice li accolga come critiche costruttive su cui lavorare. Sono stata anch'io un'autrice esordiente, e mi ritengo tale tutt'ora, so che molti elementi sfuggono ai nostri occhi inesperti. Tuttavia, da lettrice attenta e un po' puntigliosa quale sono, non ho potuto fare a meno di notare che sono numerose le cose che non vanno in questo libro.
Inizio con il delinearvi la trama che scorre al centro della storia: Emma, la protagonista, incontra Aaron dopo molti anni, ma si rende conto che quella cotta adolescenziale che aveva per lui non è affatto scomparsa. Aaron è il figlio di due ricchi imprenditori e torna ad Aosta su decisione di suo padre, dopo un lungo periodo trascorso a New York. Anche lui avverte un sentimento nei confronti di Emma, ma non è sicuro che possa funzionare e ha paura che una relazione possa rovinare la loro amicizia. Se poi ci si mette il cugino Orfeo, bello e sicuro di sé, le cose si complicano ulteriormente… Emma dovrà organizzare a casa di Aaron una festa natalizia su richiesta della simpatica nonna Rita, che ha capito tutto di ciò che scorre tra suo nipote e la bella organizzatrice di eventi.
Partiamo, come sempre, dagli aspetti positivi. Non so se Alice sia del posto, ma ha sicuramente ben descritto l'ambientazione del romanzo, il che non è scontato, anzi, molto spesso viene trascurato nei romance. Gli elementi descrittivo contribuiscono a dare maggiore concretezza alla storia e fa piacere leggere di qualcosa che gli autori conoscono. Anche l'atmosfera natalizia viene ben resa grazie alle descrizioni dell'autrice.
Per quanto riguarda la trama, l'idea di base è buona, perché sono presenti degli elementi contrastanti che possono muovere la narrazione da parte di entrambi i protagonisti. Ci sono degli ostacoli che potrebbero rendere interessante il viaggio verso il ricongiungimento dei due ragazzi. Il problema è che, ahimè, nulla di tutto questo viene sviluppato bene, complice lo stile davvero molto acerbo dell'autrice.
Cara Alice, non è sufficiente saper scrivere in un italiano buono e scorrevole per scrivere un romanzo. L'ho imparato a mie spese. Lo stile della scrittura narrativa è qualcosa di molto più complesso, così come lo è la costruzione di un romanzo, più in generale. Il problema più grande in questa storia è che il ritmo è piatto, lento, così come lo sono i personaggi. Non hanno spessore questi protagonisti, a causa della mancanza di introspezione, dei dialoghi troppo artificiosi in cui il loro modo di parlare risulta inverosimile. A volte Aaron parla come se fosse un dizionario, Emma invece appare infantile. Il punto più debole di questa storia è la mancanza di una caratterizzazione vera e propria dei personaggi, tutti, dai protagonisti a quelli secondari. Orfeo, che potrebbe essere un interessante escamotage per un ostacolo alla storia d'amore, diviene un "tipo fisso", esagerato nelle sue parvenze e quasi grottesco.
I dialoghi sono numerosi, ma spesso inutili, ridondanti, davvero troppo artificiosi. Non c'è realismo nelle conversazioni tra Emma e la madre, ma nemmeno tra Emma e Aaron. Le situazioni sono troppo costruite e poco reali, abbondano di descrizioni che finiscono per essere semplici elenchi di cose, piuttosto che pennellate viste con gli occhi dei personaggi. Ciò che ho imparato dalla mia breve esperienza di scribacchina è che tutto ciò che si inserisce in un romanzo deve essere un motore, qualcosa di funzionale all'azione e al proseguire della storia. In questo caso una grande percentuale di dialoghi e narrazioni non lo sono, possono essere evitate.
Insomma, anche se l'idea di base poteva far nascere un buon romanzo, questo libro d'esordio non lo è. Lo stile è pesante, ho faticato in molte occasioni a proseguire nella lettura e ci sono delle cadute vertiginose che mi hanno fatto proprio storcere il naso. Le onomatopee che danno voce al cagnolino, per esempio. Abbassano il tono della scrittura, sono inutili. Alice poteva concentrarsi sul legame tra Emma e il simpatico Roger, poteva mostrarcelo attraverso gli occhi affettuosi della sua umana. Altro esempio, gli hashtag al termine di ogni capitolo, non hanno una motivazione di essere lì. Emma è una patita dei social? Non mi sembra. Aaron è particolarmente in vista su Instagram? No. Il web ha un qualche ruolo nella loro storia? Nemmeno. È proprio questo il punto. Si tratta di un romanzo in cui molti aspetti sembrano finalizzati ad allungare la storia, oppure a conferirle un tono che non si addice però al contesto. Non si trovano giustificazioni per ciò che si legge.
In conclusione, un consiglio che mi sento di dare ad Alice è quello di affidarsi a un professionista qualificato e competente. Specialmente all'inizio del percorso di un autore è fondamentale servirsi di uno o più paia di occhi esterni per rivedere la nostra storia e ristrutturarla da capo a piedi. Spero che l'autrice tragga da queste mie riflessioni uno spunto per migliorarsi e dare una svolta alla sua penna.
Valutazione: due stelle
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