Sognatori, la nostra Debora ci parla oggi del romanzo Sotto il cielo blu di Berlino di Jan Eliasberg edito Newton Compton Editori. Pronti a scoprire tutti i dettagli?
Trama
Ispirato a un’incredibile storia vera
1945, Stati Uniti. Hannah Weiss, una scienziata ebrea austriaca, viene prelevata dal suo laboratorio e portata nel carcere militare di Leavenworth per essere interrogata. Il maggiore Jack Delaney, astro nascente dei servizi segreti militari, è convinto che qualcuno in America abbia condiviso informazioni con il partito nazista. L’affascinante scienziata dai capelli corvini è il suo principale sospettato.
In un mondo dilaniato dalla guerra, con i Paesi in gara per perfezionare la bomba atomica, un’accusa di spionaggio può rivelarsi fatale. Ma quando Jack interroga Hannah sulle misteriose cartoline inviate in Germania, rimane colpito dalla sua intelligenza e dalla sua quieta sicurezza. Se da un lato i suoi rapporti apparentemente amichevoli con i membri di alto rango del partito nazista sembrerebbero non lasciare spazio a dubbi, Hannah non confessa. È una spia nazista o sta proteggendo un segreto molto più personale?
Scoprire la verità metterà entrambi davanti a una scelta impossibile, con conseguenze in grado di sconvolgere il corso della storia.
Ispirato alla vera storia di Lise Meitner, la scienziata che scoprì la fissione nucleare.
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Il parere di Debora (prodotto fornito dalla Casa Editrice senza scopo di lucro)
“Sotto il cielo blu di Berlino”, scritto da Jan Eliasberg ed edito da Newton Compton Editori con la traduzione di Vittorio Ambrosio, narra la storia della dottoressa Hannah Weiss, una scienziata ebrea che fa parte del Progetto Manhattan, ovvero il programma di ricerca e sviluppo della bomba H, presso la base segreta di Los Alamos, in New Mexico, nei primi anni ‘40.
Alla base arriva il maggiore Jack Delaney dell’Intelligence americana, con lo scopo di trovare la spia che ha messo a repentaglio la sicurezza del sito e ha passato ai tedeschi informazioni segrete sugli esperimenti condotti dal team di fisici nucleari guidati da Oppenheimer. La prima sospettata di collaborazionismo è proprio la dottoressa Weiss. Del resto, è tedesca, anche se si professa senza patria e dedita solo alla scienza.
Hannah è un personaggio affascinante e misterioso, restia a condividere la sua storia con chiunque, ma i continui colloqui con Jack avvicinano i due protagonisti, fino a scoprire che lo stesso maggiore Delaney nasconde più di un segreto. Proprio grazie a queste condivisioni, Hannah narra il periodo trascorso presso l’Istituto Kaiser Wilhelm a Berlino nel 1938 e le sue difficoltà in quanto donna, per di più non ariana, in un mondo di uomini: costretta a lavorare in un laboratorio sotterraneo, il suo contributo viene spesso ignorato, screditato e addirittura rubato dai colleghi, i quali sono convinti di operare in un regime di separazione fra stato e scienza, finché le SS prendono il controllo dell’istituto. A quel punto, Hannah rischia di essere arrestata dalla Gestapo, ma in maniera rocambolesca fugge con Stefan Frei, anche lui scienziato. I due si rifugiano nella baita di famiglia di Stefan e vivono per qualche tempo il loro idillio, portando avanti anche i loro esperimenti, consapevoli però che “anche se avessero deciso di non tornare nel mondo reale, sarebbe stato il mondo reale a venire a cercarli” (cit.). Rientrano pertanto in città, fingendo di non conoscersi, perché Hannah rischia il campo di concentramento e Stefan l’accusa di contaminazione della razza. Grazie a un amico, Hannah arriva infine negli Stati Uniti.
In tutto il romanzo il lettore viene portato a non fidarsi delle parole prima di Hannah e poi di Jack, mettendo in dubbio continuamente la realtà e l’ambiguità di entrambi, perché “a volte crearsi una maschera consente di fare del bene più che agire allo scoperto" (cit.). E questa continua ricerca della verità tiene attaccati alle pagine, perché non si può resistere alla curiosità di conoscere quel mondo, di assistere agli esperimenti volti alla creazione di una bomba che ha avuto un tale impatto sulla nostra storia, di riflettere sul dilemma etico legato alla responsabilità di utilizzare le scoperte scientifiche, di capire chi davvero abbia tradito e chi invece abbia compiuto una scelta morale.
Amo molto i romanzi ambientati nel periodo intorno alla Seconda Guerra Mondiale, ma non avevo mai letto niente inerente al progetto Manhattan. Sono grata a Jan Eliasberg per avermi mostrato quegli anni da una prospettiva insolita e per averlo fatto con una spy-story intrigante e ricca di colpi di scena.
Valutazione: 4 stelle.
Se fossi un’appassionata di fisica, probabilmente gliene darei 5
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