Buongiorno sognatori, la nostra Mya ci parla oggi del romanzo self di Diego Galdino, Bosco Bianco, un romanzo che non ha soddisfatto le sue aspettative. Vediamo insieme i dettagli e la sua opinione.
Trama
Nel suo testamento, la signora Chiara Pizzi lascia in eredità Bosco
Bianco, una bellissima e storica tenuta affacciata sulla costiera
amalfitana, a suo nipote Samuele Milleri, figlio di sua sorella e alla
signorina Maia Antonini, figlia della sua più cara amica d'infanzia. Si
racconta che a Bosco Bianco sia nascosto il diario segreto del
leggendario scrittore americano Albert Grant. Proprio per questo motivo
Andrea Razzi, ricco uomo d’affari, con velleità politiche, vuole
entrarne in possesso a qualsiasi costo, tanto da acquistare da Samuele
Milleri la sua metà di Bosco Bianco appena ereditata, approfittando dei
suoi gravi problemi finanziari, per poi obbligare Giorgio Betti, il suo
migliore e fascinoso agente immobiliare, a fingersi il nipote della
vecchia proprietaria per cercare di convincere Maia Antonini a vendergli
la sua parte della tenuta, anche a costo di farla innamorare di lui. Ma
vivere a Bosco Bianco, seppur per pochissimo tempo, può cambiare il
destino delle persone. Lo sapeva bene lo scrittore americano Albert
Grant, che aveva fatto dell'amore la sua ragione di vita perchè come
scritto alla fine del suo libro più famoso... "Per perdersi non serve un
posto, basta una persona"
Link per l'acquisto: https://amzn.to/2nRnUUj
Il parere di Mya (prodotto fornito dall'autore)
Non avevo mai letto nulla di
Diego Galdino prima di approcciarmi a Bosco Bianco. Sono sempre molto scettica
quando si tratta di autori romance maschi, forse perché ho sempre in mente i
capolavori di Nicholas Sparks e non ho mai trovato nessuno che sapesse eguagliarne
il talento. Nel momento in cui ho visto che questo autore italiano è stato
edito Sperling & Kupfer ero pronta a sovvertire la mia classifica personale
degli autori preferiti.
Purtroppo la speranza si è infranta
dopo poche pagine per via di parecchi errori, sia grammaticali che di
punteggiatura, e uno stile infarcito di eufoniche che troppo spesso mi lasciava
un retrogusto a dir poco vintage. Senza contare l’uso smodato di incisi e
subordinate che rendono la lettura ancor meno fluida.
Di solito il primo incontro
dell’amore con l’amicizia dura solo pochi lunghissimi secondi, in cui i corpi,
per timore che il magnetismo si esaurisca, tendono a stringersi in un forte
abbraccio, dando la possibilità alle labbra di assaporare, con tutta calma, la
dolcezza di quel momento destinato probabilmente a cambiare il corso degli
eventi. Perché non è detto che il retrogusto del peccato sia sempre amaro.
Nonostante la vicenda si svolga
ai giorni nostri e i protagonisti siano poco più che trentenni, il linguaggio
della narrazione e dei dialoghi stessi non è appropriata. Troppo spesso ho
avuto l’impressione di essere a inizio secolo, troppe volte mi sono corse
davanti gli occhi immagini di personaggi di una certa età e in costume d’epoca.
Termini come ammaliato, ella, circonfuso, missiva, artificio… sono
termini che non usano i trentenni del 2018, né un narratore che racconta di un
amore dei nostri tempi.
Anche lo stile purtroppo non mi
ha coinvolta, l’ho trovato troppo asettico, le emozioni non mi sono arrivate. I
protagonisti si innamorano subito senza condividere però nient’altro che un
paio di sorrisi e due chiacchiere. Il classico colpo di fulmine, direte voi. In
realtà no, perché non c’è stata passione travolgente, né quel desiderio che ti
fa palpitare il cuore o stringere lo stomaco. Le vicende si svolgono in maniera
semplice, senza nessun colpo di scena, tranne per il finale che però ho trovato
ingiustificato, un cambio di rotta che l’autore non ha saputo sfruttare né
spiegare, se non con le solite frasi fatte.
Frasi prese da film, da canzoni,
da poesie. In alcuni casi, addirittura la paternità della citazione non viene
attribuita all’autore ma espressa come se fosse opera del Galdino stesso. Forse
una nota in merito, Valerio Scanu l’avrebbe apprezzata.
Bruci per lei, passeresti le
giornate a fare l’amore con lei, in tutti i modi, in tutti i luoghi, in
tutti i laghi.
Oppure
L’amore non è peccato, non è
una malafemmina, non è un romanzo, non è criminale, non è una persona, l’amore
sono due, che si fondono insieme restano così per sempre.
O ancora
Aveva capito che invece la
sua vita senza di Maia non sarebbe andata da nessuna parte… che il carrozzone a
volte si ferma ad aspettare o per tornare indietro e che a Renato in amore
aveva voglia di dargli uno zero.
Molto di frequente ho trovato
incongruenze nei tempi negli accadimenti. Un camino acceso in pieno agosto in
una villa sulla costiera amalfitana? La luna che resta piena per tutta la
settimana? Un momento prima è mattina, un secondo dopo la casa è immersa nel
buio ed è pronta la cena, l’attimo seguente si accorgono che la corrente è
saltata dal pomeriggio precedente.
Tutte sbavature che potrebbero
sembrare di poco conto che però, sommate tra loro, mi hanno dato l’idea che la
storia sia stata conclusa in fretta, senza la dovuta cura sia nella rilettura
che nell’editing.
A peggiorare il tutto, parecchi, anzi
a mio avviso troppi, passaggi tra presente e passato, gestiti con difficoltà e
che spesso mi hanno costretto a una rilettura. Rilettura che ho dovuto affrontare
anche per cercare, senza successo, di capire i messaggi nascosti in periodi
lunghi e troppo elaborati, spesso troppo sopra le righe.
Eppure, come l’autunno che si
sostituisce all’estate, a volte il suo coraggio s’ingialliva, tutto in lui diveniva
più tenue e il suo viso sembrava sferzato da un vento gelido che faceva cadere
ogni sua certezza rendendo il suo atteggiamento spoglio e uggioso, quasi inerme
di fronte alle intemperie della vita.
Era il segreto della sua
bellezza: senza questo suo carattere, le sue doti fisiche non valevano nulla.
Perché era proprio in quei momenti che ti veniva voglia di stringerlo a te
sotto una coperta di morbido pile per impedire alla sua intirizzita fragilità
di ghiacciare quel suo cuore immenso, o d‘incrinare con le paure quella sua
semplicità capace di renderlo un pensiero fisso.
Periodi molto poetici, che però
non sono calati nel periodo storico né nel contesto e rendono quindi la lettura
al limite dell’irreale.
Guardandola per un istante
con gli occhi di un esploratore di terre sconosciute, scoprì che i fiori più
belli sbocciano non visti, perché per raggiungerli bisogna scalare le montagne
e attraversare i mari, senza paura di scendere dal furgoncino sotto la pioggia.
La fortuna premia gli audaci, l’amore o coraggiosi.
Scoprire invece che niente
può dirsi perso, finito, oramai irraggiungibile, finché c’è un movimento unico
che ti permette di nuotare nel mare dell’estasi, fatto di due correnti che
s’incontrano, che con la passione s’infrangono, miscelandosi insieme e creando
quel binomio inscindibile che scrive due nomi per leggerne uno, sempre più
grande, sempre più grande… fino a diventare… orgasmo? No! Amore…
Purtroppo anche le citazioni
tratte dai film all’inizio dei capitoli vengono usate senza essere adeguate al
contenuto. Così come inutili ho trovato le descrizioni minuziose, le
divagazioni storiche e scientifiche su Roma e le Pleiadi o sulla guerra di
Troia.
Come avrete capito, non ho
particolarmente apprezzato questo romanzo. Tengo però a sottolineare il fatto
che questo è soltanto il mio pensiero. Forse non ho la sensibilità giusta per
affrontare un romanzo di questo tipo o magari le mie aspettative erano troppe
alte. Perciò, soprattutto se apprezzate la poesia e le lunghe descrizioni, vi
invito a leggere questo romanzo e a farvi un’idea tutta vostra.
Votazione: 2 stelle.
Nessun commento:
Posta un commento