LA GUERRA NON PERDONAVA, NON GUARIVA, NON RIMARGINAVA LE FERITE. LA GUERRA È FONDATA SULLE ORIGINI E SULLE RELIGIONI DEGLI INDIVIDUI, NON CI POTEVA ESSERE ESEMPIO PIÙ CHIARO DI LORO DUE, CHE PER IMPOSIZIONE ERANO NEMICI, MA NON PER NATURA.
Ecco la frase che potrebbe essere il sunto perfetto di questo romanzo. Il racconto di due vite parallele che vengono travolte dalla guerra e tutto ciò che ne comporta.
È la
prima volta che leggo qualcosa di questa autrice e ho scelto proprio questa
storia perché ero curiosa di scoprire come avrebbe gestito le due facce del
conflitto.
Da
una parte Ariela, giovane ebrea che vedrà spazzar via la sua vita con un colpo
di spugna.
Dall'altra
il sottufficiale delle SS Kay, con le sue regole e la sua rigidità. Con la
caparbietà di chi crede nei suoi ideali e li fa rispettare.
Ariela,
orfana di tutta la sua famiglia, si ritrova da sola, in balia degli eventi,
rischiando di morire. Non ha più una casa, non ha più cibo ed è arrivata al
limite, consapevole che la morte la sta aspettando dietro l'angolo.
Solo
l'intervento di un angelo può darle un'occasione. E lei non intende rifiutare.
Anche se per sopravvivere è costretta a cambiare identità, mentire sulle sue
origini e iniziare un lavoro discutibile.
Proprio
grazie a quel lavoro può avere un piccolo squarcio di ciò che la guerra sta
creando. Di come le vite di tutti -in un modo o nell'altro-, vengono cambiate.
E in
quel luogo, dove lei lavora e vive, farà la conoscenza di Kay che, a differenza
degli altri clienti, non vorrà il suo corpo, ma solo compagnia. Vorrà sentirsi,
almeno per un po', una persona normale.
Come
capita con tutti gli altri militari Ariela dovrebbe detestarlo. Fingere che sia
un uomo qualunque. Soddisfare i suoi bisogni chiudendosi nella sua bolla e poi
voltargli le spalle.
Peccato
che il destino sia bastardo e che lei si senta, per la prima volta nella vita,
guardata come una donna normale. E che abbia il desiderio di considerare lui
come un uomo normale. Non un assassino, un demone, un nemico.
Anche
se per colpa di quelli come lui lei non ha più niente e nessuno al mondo, ed è
costretta a fingere di essere una persona diversa, davanti ai suoi occhi e al
suo modo di toccarla non può resistere.
I LORO CUORI SI APPARTENEVANO, LE LORO MENTI NO. ERA UN CONTRASTO INCOMPRENSIBILE.
Di
questo romanzo ho apprezzato la finestra su un argomento così delicato. Il
mostrare un aspetto “diverso” delle persone che l'hanno vissuto, che ne hanno
fatto parte.
La
scrittura di Margherita è scorrevole e sa caratterizzare bene i suoi
personaggi.
Il
mio preferito però resta Kay con tutti i suoi pro e contro. Un uomo che lotta
ogni giorno con le sue scelte, passate e presenti. Che cerca di comprendere ciò
che il cuore vuole e che spegne i sentimenti quando deve eseguire e far
eseguire gli ordini. Perché davanti alla guerra o vivi o muori. Non ci sono
alternative.
E
lui, nonostante il fardello che si porta addosso e le situazioni difficili in
cui si trova, riesce ad agire senza voltarsi indietro. Nel bene e nel male.
Una
storia che mostra varie sfaccettature della vita di quel periodo e dei mille
modi in cui è riuscita a cambiare le persone. Una storia che parla di coraggio
e voglia di vivere. Di forza, sostegno e doppio gioco. Un periodo in cui per
alcuni tutto è lecito, basta avere le conoscenze giuste, mentre altri muoiono
di stenti.
Vorrei
dare un bel voto nel complesso, peccato che il metodo narrativo utilizzato da
Margherita sia un mio tallone d'Achille e mi abbia quasi proibito di entrare in
sintonia coi personaggi.
Solo
per questo motivo mi sento di arrivare appena a 4 stelle. Mi spiace Margherita, ma ho faticato davvero
tanto nella lettura.
Valutazione: 4 stelle.
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