martedì 4 maggio 2021

Recensione: Fuga a cinque voci di Valerio Dalla Ragione

Sognatori, la nostra Sonia Gi ci parla oggi del romanzo Fuga a cinque voci di Valerio Dalla Ragione, edito Press & Archeos. Scopriamo insieme tutti i dettagli.



Trama


Il signor E. ha un problema: che sogna, ma non può saperlo. E quando si sveglia, continua a sognare – ma non può saperlo. Fra le mille e mille immagini scatenate dalle sue visioni notturne, comincia a delinearsi un’idea di base, un chi, e tanti perché: treni diretti al limite del mondo conosciuto, tigri dai denti a sciabola; cosa ci fa il Taj Mahal in Egitto?
...Il tempo di domandarlo, e un’altra corsa è già avviata, c’è un’altra realtà in cui precipitare, un altro sogno, quel baratro di paure e desideri che non può più scegliere di non vedere. Una menzogna, una chimera saggiamente sofisticata – o una verità nuda, semplice, incapace di essere imperfetta.
Una discesa labirintica nei mondi interiori di un individuo attraverso una scrittura informale, visionaria e a tratti sregolata che rivela lo stile di un sorprendente giovane autore.

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Il parere di Sonia Gi (prodotto fornito dalla Casa Editrice senza scopo di lucro)

 

Cari Sognatori, Fuga a cinque voci con la sua trama accattivante mi ha spinta senza indugi alla lettura, ma devo ammettere che fin dalle prime righe mi ha veramente spiazzata.
Pur non essendo voluminoso ammetto che non mi è stato di facile comprensione per cui ho impiegato più tempo del previsto nella lettura che mi è risultata alquanto ostica in alcuni punti a causa dello stile narrativo e del lessico e, malgrado io abbia compreso che facciano parte della scelta stilistica per farci immergere in quel caos che sono i sogni, l’ho trovato un po’ troppo articolato e confusionario.

 

“Non sa di sognare, e non può sapere di sognare.

 Non può nemmeno immaginare di poter stare sognando.

Se potesse saperlo, se potesse solo immaginare di potersi immaginare di poterlo sapere e così via,

 non starebbe sognando”

 


Da questa frase si intuisce il delirio in cui è immerso il protagonista, che però via via acquista consapevolezza e riesce a diventare padrone della situazione cercando così di dipanare l’intricata matassa in cui si è trovato avvinghiato e che sembra annodarsi sempre di più a ogni salto onirico della storia, arrivando a un finale onestamente inaspettato ma decisamente in linea con tutto il resto della storia.
Come accade nei sogni le scene cambiano continuamente e a volte ci sono passaggi che diventano molto crudi, ma tutto fa parte del gioco, perché nei sogni è proprio quello che accade: un attimo prima sei seduto comodamente su un treno e un attimo dopo cadi da un aereo o vedi mozzare una testa senza che ci sia un evidente senso.
Dalla lettura emerge la grande cultura dello scrittore che spazia su vari argomenti che trovano posto fra i vari tasselli del racconto.
Trovo che la storia di fondo sia veramente molto bella (considerando anche il fatto che parte di ciò che è scritto è frutto di sogni che appartengono all’autore) ma non sono riuscita ad apprezzarla come avrei voluto per la lentezza con la quale procede e per l’utilizzo di giri di parole con termini così forbiti che in alcuni passaggi mi hanno innervosita e fatta sentire come se fossi seduta al banco di scuola invece che rilassata sul mio divano.
L’immagine scelta nella copertina trovo descriva benissimo il contenuto del libro: un mix di caos, disorientamento e confusione che ti accompagnano dalla prima all’ultima riga.

 

Valutazione: 3 stelle.

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