venerdì 29 maggio 2020

Recensione: Di mercoledì di Rebecca Quasi

Sognatori, la nostra Meg torna con una nuova recensione, questa volta dedicata a Di mercoledì di Rebecca Quasi. Scopriamo insieme cosa ne pensa.



Trama

Prendere una sbandata con i fiocchi per la preside del liceo della propria figlia e avviare una comoda, ma segreta, non-relazione a sfondo sessuale, potrebbe rivelarsi un tantino impegnativo, soprattutto se, a causa di un divorzio fuoco e fiamme, non si conosce affatto questa figlia dalla vita sociale pari a zero e si vive in una città di provincia.
Ecco ciò che accade a Michele Bastiamante, editore di successo, e a Nera Valdraghi, preside di un liceo.
La disinvoltura di Michele si scontrerà con il perbenismo di Nera in uno scambio tra il serio e il faceto che ridisegnerà la vita di entrambi.

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Il parere di Meg (prodotto acquistato)


Nera Valdraghi è la preside di un liceo di provincia frequentato da Eugenia, la figlia di Michele Bastiamante, editore milanese di successo ma che questa figlia, orfana di madre improvvisamente, non conosce e a cui non è affezionato.
L’incontro tra Nera e Michele avverrà proprio perché Eugenia, cresciuta da una madre egocentrica e asfissiante, è vittima di bullismo.
Rebecca Quasi ci presenta così la storia di un amore normale, tra due persone che hanno già avuto una vita (anche Nera sta divorziando e ha un figlio) e che, attraverso un percorso strano e non voluto, avranno una seconda possibilità di amare.
Nera e Michele sono dapprima due adulti che sulla base di un’attrazione fisica decidono di condividere una comoda, ma segreta, non-relazione a sfondo sessuale, ma poi diventano due parti diverse che si completano.
Lei, schiacciata dal falso perbenismo di provincia, da un marito traditore seriale e da una famiglia che non l’ha mai voluta bene né apprezzata (perfino i capelli rossi sono oggetto di critica distruttiva mentre nella sorella “la dò a tutti” sono elemento di eccellenza) troverà nell’ironia e nella resilienza di Michele la forza per rinascere ed essere davvero se stessa.
Ho apprezzato anche i POV di Michele, non il classico milanese ricco ma un uomo che, pur consapevole del suo fallimento di padre, cerca di costruire un rapporto con sua figlia e non di recuperare ciò che non è mai stato.
Divertentissimi i dialoghi con la vicina di casa Angelica, una ragazza che, “Io faccio la commessa da Zara, ma non è la mia aspirazione”, nella sua strana e particolarissima eccentricità aiuterà la timida e introversa Eugenia nel suo arrivo verso un’adolescenza “normale”.
Le scene di sesso non sono hot ma di una delicata sensualità che rispecchia l’evolversi della storia.

«Ho voglia di baciarti». «Resisti» «Sei consapevole, vero, che virare sull’accudimento metterà a repentaglio l’assetto squisitamente sportivo della nostra non relazione?» Ovvio che lo aveva considerato, si capiva da come non gli rispose, da come continuò a leggere e dal fatto che gli toccò distrattamente la mano. «E a me va bene» proseguì Michele, «nel caso tu te lo stia chiedendo».


Il tema del bullismo adolescenziale è trattato al tempo stesso in modo approfondito e con sensibilità, segno che l’autrice ha analizzato con occhio partecipe questo terribile fenomeno che colpisce moltissimi giovani: la scelta di portare via dalla scuola Eugenia arriverà, infatti, solo alla fine, quando sarà evidente che la piccola città di provincia si nutre di quel fenomeno come di un virus autorigenerante.

Valutazione: Cinque stelle per una storia tutta italiana e che potrebbe essere la storia di ognuno di noi.

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