Sognatori, la nostra Debora ci parla oggi del romanzo La libreria segreta di Parigi di Daisy Wood, edito Newton Compton Editori. Pronti a scoprire tutto?
Trama
Per sfuggire agli orrori di Auschwitz non resta che un nascondiglio…
È il 1940 e i nazisti stanno occupando Parigi. Inizia la caccia agli ebrei che devono trovare in fretta un modo per salvarsi. Gli abitanti sono spaventati e in molti assistono in silenzio alle deportazioni verso Auschwitz. Ma Jacques Duval non riesce a rimanere indifferente e così decide di nascondere nel magazzino della sua libreria alcuni di loro, mentre la moglie Mathilde si unisce alla Resistenza. In un’epoca buia di orrori e incertezze, le loro decisioni potrebbero condizionare profondamente il corso degli eventi.
2022. Juliette e suo marito arrivano a Parigi per una gita romantica, in cerca della misteriosa piazza raffigurata nel quadro della nonna di Juliette, Mémé. Con il passare dei giorni, Juliette si accorge però che qualcosa fra lei e l’uomo che credeva di amare si è incrinato. Quando scopre di essere stata tradita, decide di mettere un punto alla loro relazione. Ha voglia di un cambiamento e il destino le facilita le cose: quando si imbatte in una piccola libreria abbandonata in vendita, decide di cogliere quell’opportunità e di rimanere a Parigi. Il fascino della libreria travolge Juliette in un vortice di incontri e misteri provenienti dal passato. E, forse, sarà in grado anche di riportare l’amore nella sua vita.
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Il parere di Debora (prodotto fornito dalla Casa Editrice senza scopo di lucro)
“La libreria segreta di Parigi” è uno straordinario romanzo di Daisy Wood pubblicato da Newton Compton con la traduzione di Mariacristina Cesa. Nella storia si alternano due linee narrative, ambientate entrambe a Parigi, ma rispettivamente fra il 1939 e il 1942 e nella primavera ed estate nel 2022. Cosa hanno in comune questi due piani temporali, a prima vista così lontani fra loro? Il cuore della narrazione è una libreria, “La page cachée”, ovvero la pagina nascosta – un nome che si rivelerà quanto mai appropriato.
Ma procediamo con ordine. Nel prologo vengono introdotti i protagonisti del passato: Jacques Duval, il riflessivo e cauto libraio che si innamora di Mathilde, curatrice del Musée de l’homme, donna appassionata che mal si adatta a vivere nella Parigi appena occupata dai tedeschi, perché “una vita senza libertà non è vita”. I primi capitoli invece ci portano nel presente e raccontano di Juliette, americana ma nipote di una nonna francese, che è in vacanza a Parigi con il marito Kevin, alla ricerca di una piazza rappresentata in un acquarello da sempre appeso nella stanza da letto della nonna Mémé. Né la nonna né la mamma di Juliette – entrambe ormai scomparse - le hanno mai parlato dell’origine di quel quadro, ma Juliette sente di avere un legame con quel luogo ed è determinata a scoprirlo. Nel frattempo, scopre però che il marito, con il quale è sposata da 25 anni, la tradisce con una vicina molto più giovane e così decide di rimanere a Parigi per indagare ulteriormente sul dipinto e rimettere insieme i pezzi della propria vita.
Il destino conduce dunque Juliette nella piazza rappresentata nel quadro, sulla quale si affaccia un locale che una volta era una libreria. Juliette decide di riaprire la libreria: “per tutta la vita ho preso decisioni basate sui desideri degli altri. Questa avventura, invece, è solo mia”.
La linea narrativa del presente si concentra sui vari ostacoli che Juliette si trova ad affrontare, sia dal punto di vista professionale, con le varie peripezie legate all’apertura di un esercizio commerciale, al restauro del locale, alla ricerca di finanziamenti ecc., sia dal punto di vista personale, con un potenziale nuovo interesse romantico, lo scontroso ma affascinante Nico, che più di una volta l’ha (e mi ha) fatta penare. E con il marito che torna alla carica, giocando anche la carta dei figli.
La parte del romanzo ambientata negli anni ’40 racconta la crescita personale di un uomo perbene che, seppure non dotato di uno spirito indomito come quello della moglie – che presto si trova costretta a fuggire in Provenza – inizia la sua personale resistenza a partire dai libri. Le leggi sulla censura, infatti, proibivano la vendita di certi testi, ma “i libri erano il suo sostentamento, la sua raison d’être, come poteva permettere che venissero distrutti?” E così il mite Jacques fa costruire un ripostiglio segreto nella libreria, nascosto da una scaffalatura, e dotato di una minuscola finestrella. E in quel ripostiglio dapprima trovano riparo solo i romanzi di Stefan Zweig e di altri autori messi al bando, ma poi “ovunque c’era gente che aveva bisogno di aiuto, una volta che si aprivano gli occhi e si trovava il coraggio di non girarsi dall’altra parte”. E allora lì si nascondono membri della resistenza, comunisti, fuggitivi di vario genere, fino all’abominevole episodio del rastrellamento del Velodromo d’Inverno. Un susseguirsi di eventi che scavano un dolore profondo nel cuore di chi legge e un senso di immenso rispetto e gratitudine nei confronti degli eroi quotidiani e spesso sconosciuti che si sono opposti al regime e alle barbarie naziste fino all’estremo sacrificio: “mon Père, je m’abandonne à toi, fait de moi ce qu’il te plaira. Je suis prêt à tout, j’accepte tout”.
Nel finale si scopre qual è il vero legame che Juliette ha sempre percepito con quel luogo, in un crescendo di emozioni che non lascia indifferenti. E se siete come me, verserete pure qualche lacrima.
Ho amato moltissimo questo romanzo per molte ragioni. Mi piacciono le storie che narrano di seconde opportunità, di ripartenze, di donne che – anche alla soglia dei 50 anni – non si danno per vinte e si reinventano. Ho una particolare predilezione per le trame ambientate nel periodo intorno al secondo conflitto mondiale e la storia di Jacques e Mathilde (e di tutti gli altri personaggi presentati dalla Wood) mi ha fatto riflettere e mi ha profondamente commosso.
Assolutamente da leggere.
Valutazione: 5 stelle meritatissime.
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