La «watergrace», leggenda o maledizione. Un incantesimo ancestrale che solo la sottile lama dell'amore tra due principi, appartenenti a mondi diversi potrà rompere. Carnivori e fedeli agli dei nel regno di Ardesia, vegetariani e fumatori d'erba a Rosemund, i due popoli sono simili solo nella strabiliante attitudine al combattimento, arte appresa sin da bambini. Più volte, in segreto, tra i boschi ai confini dei due regni, le esili amazzoni di Rosemund invitano i vigorosi cavalieri di Ardesia, a misurarsi in dispute fondate sullo sprezzo del pericolo e sulla tacita attrazione. Divisi e uniti da secoli, ciò che li rende davvero diversi è la «watergrace», l'incapacità di nuotare del popolo di Rosemund. La maledizione che vuole veder morire i principi che l'hanno sfidata. Leggenda che Sophie, principessa di Rosemund ed Evan, cadetto di Ardesia, saranno costretti ad affrontare per sfuggire ad un pericolo incombente, il passato che torna da lontano. Presenza oscura che si profila all'orizzonte e condurrà ogni cosa nel caos. Un crepuscolo scenderà cupo sulla ragione e sulla pace trascinando Evan e Sophie, i due amanti, in un abisso da cui dovranno salvarsi da soli.
Watergrace è un romanzo diverso dai soliti, una storia ambientata in un regno diviso in due e i cui abitanti, ardesiani e rosensin, sono diversi per molti aspetti. I rosensin non hanno alcuna fede in Dio, non mangiano carne e sono disposti persino a inviare le loro donne in guerra, all’occorrenza, mentre gli ardesiani sono onnivori e preferiscono che le loro spose badino alla casa e ai figli. Entrambi i popoli sono militarmente preparati, ma a causa delle diversità e di antichi asti, si odiano. È in questo contesto che le strade di Evan, principe di Ardesia, e di Sophie, principessa di Rosemund, si incontrano. All’inizio tra i due è astio puro, lo scontro è assicurato ogni volta che si incontrano così come le batture pungenti, poi l’attrazione tra i due ragazzi diventa irresistibile e, con essa, il desiderio di conoscersi meglio aumenta.
Della storia ho apprezzato il contesto e la ricchezza di dettagli poiché rendono semplice immaginare sia i luoghi che i personaggi, tutti ben caratterizzati. Mi è piaciuta la determinazione di Sophie, il suo desiderio di emergere persino negli scontri, di migliorarsi e farsi valere in ogni situazione, ma anche il desiderio di Evan di tenerle testa, nonché la sua passione per lo studio e il coraggio nel rinunciare a tutto per quello in cui crede. La voglia di incontrarsi e trovare un modo di appianare le diversità, di scontrarsi con i divieti dei rispettivi regni, di lottare per un amore che, seppur fiabesco, incontra molti ostacoli, è sia il punto di forza che di debolezza della storia, perché è proprio questo che ne rallenta il ritmo.
Il pregio del romanzo sono i molti personaggi secondari che, vi posso garantire, si fanno notare, anche se quelli che ho apprezzato di più sono stati l’arguto Edgar Percy-Bysse, mercante colto e bene informato di ogni cosa che riguardi i due regni, e il controverso Brent di Llevellin che, con la sua fredda determinazione, l’intelligenza e l’alternarsi tra l’aspetto spietato e quello romantico, ha saputo conquistarmi. La trama, difatti, ritrova un ritmo incalzante con l’arrivo di questo sovrano senza cuore il cui atteggiamento è fuori dagli schemi. Brent è misterioso, pericoloso, senza scrupoli, colto abbastanza da guardare gli interessi del popolo di Rosemund, ma al contempo è ossessionato da Sophie. È uno di quegli antagonisti che non ti dispiacciono, che rendono vive le storie e ti fanno sempre sperare in un colpo di scena, per cui spero di rivederlo più agguerrito che mai nel prossimo libro.
In conclusione, Watergrace è un romanzo piacevole da leggere, ha una trama ben intrecciata ed è scritto in maniera ineccepibile. Risulta appassionante, soprattutto nei dialoghi, ma non è riuscito a coinvolgermi appieno, forse perché confidavo in un elemento distopico più marcato e in una storia meno romantica.
Valutazione: 4 stelle!
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