giovedì 17 ottobre 2019

Recensione: Bosco Bianco di Diego Galdino

Buongiorno sognatori, la nostra Mya ci parla oggi del romanzo self di Diego Galdino, Bosco Bianco, un romanzo che non ha soddisfatto le sue aspettative. Vediamo insieme i dettagli e la sua opinione.

Trama

Nel suo testamento, la signora Chiara Pizzi lascia in eredità Bosco Bianco, una bellissima e storica tenuta affacciata sulla costiera amalfitana, a suo nipote Samuele Milleri, figlio di sua sorella e alla signorina Maia Antonini, figlia della sua più cara amica d'infanzia. Si racconta che a Bosco Bianco sia nascosto il diario segreto del leggendario scrittore americano Albert Grant. Proprio per questo motivo Andrea Razzi, ricco uomo d’affari, con velleità politiche, vuole entrarne in possesso a qualsiasi costo, tanto da acquistare da Samuele Milleri la sua metà di Bosco Bianco appena ereditata, approfittando dei suoi gravi problemi finanziari, per poi obbligare Giorgio Betti, il suo migliore e fascinoso agente immobiliare, a fingersi il nipote della vecchia proprietaria per cercare di convincere Maia Antonini a vendergli la sua parte della tenuta, anche a costo di farla innamorare di lui. Ma vivere a Bosco Bianco, seppur per pochissimo tempo, può cambiare il destino delle persone. Lo sapeva bene lo scrittore americano Albert Grant, che aveva fatto dell'amore la sua ragione di vita perchè come scritto alla fine del suo libro più famoso... "Per perdersi non serve un posto, basta una persona"

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Il parere di Mya (prodotto fornito dall'autore)

Non avevo mai letto nulla di Diego Galdino prima di approcciarmi a Bosco Bianco. Sono sempre molto scettica quando si tratta di autori romance maschi, forse perché ho sempre in mente i capolavori di Nicholas Sparks e non ho mai trovato nessuno che sapesse eguagliarne il talento. Nel momento in cui ho visto che questo autore italiano è stato edito Sperling & Kupfer ero pronta a sovvertire la mia classifica personale degli autori preferiti.
Purtroppo la speranza si è infranta dopo poche pagine per via di parecchi errori, sia grammaticali che di punteggiatura, e uno stile infarcito di eufoniche che troppo spesso mi lasciava un retrogusto a dir poco vintage. Senza contare l’uso smodato di incisi e subordinate che rendono la lettura ancor meno fluida.

Di solito il primo incontro dell’amore con l’amicizia dura solo pochi lunghissimi secondi, in cui i corpi, per timore che il magnetismo si esaurisca, tendono a stringersi in un forte abbraccio, dando la possibilità alle labbra di assaporare, con tutta calma, la dolcezza di quel momento destinato probabilmente a cambiare il corso degli eventi. Perché non è detto che il retrogusto del peccato sia sempre amaro.

Nonostante la vicenda si svolga ai giorni nostri e i protagonisti siano poco più che trentenni, il linguaggio della narrazione e dei dialoghi stessi non è appropriata. Troppo spesso ho avuto l’impressione di essere a inizio secolo, troppe volte mi sono corse davanti gli occhi immagini di personaggi di una certa età e in costume d’epoca. Termini come ammaliato, ella, circonfuso, missiva, artificio… sono termini che non usano i trentenni del 2018, né un narratore che racconta di un amore dei nostri tempi.
Anche lo stile purtroppo non mi ha coinvolta, l’ho trovato troppo asettico, le emozioni non mi sono arrivate. I protagonisti si innamorano subito senza condividere però nient’altro che un paio di sorrisi e due chiacchiere. Il classico colpo di fulmine, direte voi. In realtà no, perché non c’è stata passione travolgente, né quel desiderio che ti fa palpitare il cuore o stringere lo stomaco. Le vicende si svolgono in maniera semplice, senza nessun colpo di scena, tranne per il finale che però ho trovato ingiustificato, un cambio di rotta che l’autore non ha saputo sfruttare né spiegare, se non con le solite frasi fatte.
Frasi prese da film, da canzoni, da poesie. In alcuni casi, addirittura la paternità della citazione non viene attribuita all’autore ma espressa come se fosse opera del Galdino stesso. Forse una nota in merito, Valerio Scanu l’avrebbe apprezzata.

Bruci per lei, passeresti le giornate a fare l’amore con lei, in tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi.
Oppure

L’amore non è peccato, non è una malafemmina, non è un romanzo, non è criminale, non è una persona, l’amore sono due, che si fondono insieme restano così per sempre.
O ancora

Aveva capito che invece la sua vita senza di Maia non sarebbe andata da nessuna parte… che il carrozzone a volte si ferma ad aspettare o per tornare indietro e che a Renato in amore aveva voglia di dargli uno zero.
 
Molto di frequente ho trovato incongruenze nei tempi negli accadimenti. Un camino acceso in pieno agosto in una villa sulla costiera amalfitana? La luna che resta piena per tutta la settimana? Un momento prima è mattina, un secondo dopo la casa è immersa nel buio ed è pronta la cena, l’attimo seguente si accorgono che la corrente è saltata dal pomeriggio precedente.
Tutte sbavature che potrebbero sembrare di poco conto che però, sommate tra loro, mi hanno dato l’idea che la storia sia stata conclusa in fretta, senza la dovuta cura sia nella rilettura che nell’editing.
A peggiorare il tutto, parecchi, anzi a mio avviso troppi, passaggi tra presente e passato, gestiti con difficoltà e che spesso mi hanno costretto a una rilettura. Rilettura che ho dovuto affrontare anche per cercare, senza successo, di capire i messaggi nascosti in periodi lunghi e troppo elaborati, spesso troppo sopra le righe. 

Eppure, come l’autunno che si sostituisce all’estate, a volte il suo coraggio s’ingialliva, tutto in lui diveniva più tenue e il suo viso sembrava sferzato da un vento gelido che faceva cadere ogni sua certezza rendendo il suo atteggiamento spoglio e uggioso, quasi inerme di fronte alle intemperie della vita.
Era il segreto della sua bellezza: senza questo suo carattere, le sue doti fisiche non valevano nulla. Perché era proprio in quei momenti che ti veniva voglia di stringerlo a te sotto una coperta di morbido pile per impedire alla sua intirizzita fragilità di ghiacciare quel suo cuore immenso, o d‘incrinare con le paure quella sua semplicità capace di renderlo un pensiero fisso.

Periodi molto poetici, che però non sono calati nel periodo storico né nel contesto e rendono quindi la lettura al limite dell’irreale. 

Guardandola per un istante con gli occhi di un esploratore di terre sconosciute, scoprì che i fiori più belli sbocciano non visti, perché per raggiungerli bisogna scalare le montagne e attraversare i mari, senza paura di scendere dal furgoncino sotto la pioggia. La fortuna premia gli audaci, l’amore o coraggiosi.

Scoprire invece che niente può dirsi perso, finito, oramai irraggiungibile, finché c’è un movimento unico che ti permette di nuotare nel mare dell’estasi, fatto di due correnti che s’incontrano, che con la passione s’infrangono, miscelandosi insieme e creando quel binomio inscindibile che scrive due nomi per leggerne uno, sempre più grande, sempre più grande… fino a diventare… orgasmo? No! Amore…

Purtroppo anche le citazioni tratte dai film all’inizio dei capitoli vengono usate senza essere adeguate al contenuto. Così come inutili ho trovato le descrizioni minuziose, le divagazioni storiche e scientifiche su Roma e le Pleiadi o sulla guerra di Troia.
Come avrete capito, non ho particolarmente apprezzato questo romanzo. Tengo però a sottolineare il fatto che questo è soltanto il mio pensiero. Forse non ho la sensibilità giusta per affrontare un romanzo di questo tipo o magari le mie aspettative erano troppe alte. Perciò, soprattutto se apprezzate la poesia e le lunghe descrizioni, vi invito a leggere questo romanzo e a farvi un’idea tutta vostra.

Votazione: 2 stelle.
 

 

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