IL SIGILLO DI AETHEREA
Presentazione
del romanzo
Il
Sigillo di Aetherea è il primo romanzo appartenente al ciclo “L’era
della luna rossa”. E’ un romanzo auto-conclusivo che si svolge
nelle terre di Oppas in un’ambientazione simil medievale dove anche
la magia è presente.
I
punti di forza sono:
-
una scrittura semplice per permettere una lettura fluida e piacevole
adatta anche a un pubblico più giovane;
-
la caratterizzazione dei personaggi e la loro crescita interiore, un
vero e proprio romanzo di formazione, dove i valori dell’amicizia,
della famiglia e del rispetto emergono in molte situazioni;
-
l’attenzione ai dettagi per non tradire un’ambientazione simil
medioevale;
-
la magia è presente ma non abusata;
-
gli eroi sono tali soltanto perché non hanno potuto fare a meno di
esserlo;
-
la descrizione dei combattimenti è evocativa e accurata.
I
punti deboli sono:
-
un inizio lento
-
un punto negativo mi sembra anche troppo
Sinossi
In
una tetra epoca medioevale le terre di Oppas erano state dilaniate da
una guerra durata centinaia di anni e risoltasi con l’uccisione
dell’Arcano Supremo Ragnvald, la cui morte lasciò in eredità
l’avversione per ogni forma di magia nera. Con la scomparsa di
Ragnvald il regno di Oppas conobbe finalmente pace e prosperità.
Non
tutto il male, però, era stato estirpato. Ragnvald aveva risvegliato
qualcosa di terribile, un potere oscuro che lui stesso si era
rifiutato di assecondare. Con l’aiuto della Dea Aetherea era infine
riuscito a confinarlo in una dimensione magica, protetta da un
sigillo.
Quel
potere, tuttavia, è talmente forte che trova il modo di insinuarsi e
interferire nella dimensione terrestre, cominciando a tessere
un’atroce trama per compiere la sua vendetta. Il ritorno dei demoni
è solamente il primo assaggio della forza malefica che si è ormai
annidata nel regno e che, sfruttando l’ingenuità di alcuni
personaggi, la brama e la crudele sete di dominio di altri, accresce
il potere della sua essenza, preparandosi a soggiogare ogni cosa.
Un
gruppo di sparuti adolescenti, un popolo fantastico, personaggi
misteriosi e creature magiche riempiono le pagine di questo romanzo
in un avvincente intersecarsi di vicende, battaglie, colpi di scena
fino all’inevitabile, paventato scontro finale tra bene e male.
Quarta
di Copertina
Dopo
la morte dell’Arcano Supremo Ragnvald,
il regno di Oppas conosce
finalmente un periodo di pace e prosperità, ma il male un tempo
evocato ha continuato a tessere un’atroce trama per compiere la
propria vendetta. Un gruppo di adolescenti si trova improvvisamente
a
dover affrontare durissime prove tra complotti, battaglie, creature
fantastiche e misteriose
in un’avvincente corsa contro il tempo.
Una lotta impari contro le tenebre attraverso la quale matureranno
prendendo consapevolezza di se stessi.
Informazioni
sul Romanzo
Autore:
Pietro Ferruzzi
Titolo:
Il Sigillo di Aetherea
Sottotitolo:
L’Era della Luna Rossa
Genere:
Fantasy
Sottogenere:
Epic/ Sword and Sorcery/ Romanzo Formazione
Adatto
a: dagli 8-10 anni in poi.
Casa
Editrice: Campanila
Pagina
Facebook: L’Era della Luna
Rossa
Blog
di Pietro Ferruzzi Esordiente allo Sbando:
pferruzzi.wordpress.com
Link
per acquisto:
N.B.
A Giugno 2017 è stato rescisso il contratto con la casa Editrice
Campanila. Per questo motivo il libro potrebbe essere ancora
disponibile su piattaforme online anche se tecnicamente l’unico, in
questo momento, in possesso dei diritti per la vendita è l’autore
stesso.
Gli
ultimi volumi cartacei di Il Sigillo di Aetherea ed. Campanila
(edizione prima) sono venduti direttamente dall’autore Pietro
Ferruzzi, Usato come Nuovo, ad un prezzo scontato del 33% comprese
spese di spedizione.
Per
info e richieste scrivere a eradellalunarossa@yahoo.com
ESTRATTI:
#1
Cameron
aveva paura. I cavalli erano ingestibili e da quando gli ululati si
erano susseguiti dietro di loro, sembravano ancora più imbizzarriti.
Benché la foresta, chissà per quale motivo, avesse deciso di
aiutarli, prima o poi sarebbero andati a sbattere contro qualcosa. E
se anche la loro fuga fosse proseguita, come sarebbero potuti
sopravvivere a quelle creature? Viola aveva riacquistato lucidità e
cercava di rassicurare un’inconsolabile Alison. La bestia si
avvicinava sempre di più, era troppo veloce per evitarla; per quanto
si sforzasse Cameron non trovava nessun espediente per seminare o
affrontare quella creatura, sempre che si trattasse di una soltanto.
Assicurò l’arco e la faretra alle sue spalle e sfoderò la spada,
qualsiasi cosa fosse successa avrebbe venduto cara la pelle.
Nonostante si stessero dirigendo verso il centro della foresta,
sembrava che gli alberi si diradassero; Cameron sentiva dentro di sé
che la salvezza era vicina, ancora un piccolo sforzo e sarebbero
stati al sicuro. Non riusciva a capire da dove gli venisse questa
sensazione, ma sapeva che era così.
Un
rumore alla sua sinistra lo riportò alla cruda realtà. La bestia li
aveva affiancati e stava per saltare. Si voltò, spada ben salda
nelle due mani, pronto ad affrontarla, ma la creatura aveva puntato
un altro bersaglio. Era spaventosa, sembrava un lupo, ma era molto
più grande: il pelo spesso e ispido era ricoperto di fango, la bocca
spalancata lasciava intravedere tre file di denti aguzzi e marci, gli
occhi erano di fuoco, come se dentro vi ardesse una fiamma viva.
Aveva
già sentito parlare di queste creature. Quella specie di lupo spiccò
un salto portentoso che scavalcò il cocchio facendo perdere
l’equilibrio a Cameron, la spada gli sfuggì dalle mani e cadde,
rimanendo sul bordo della seduta. Stava per raggiungerla con le dita
quando la carrozza si ribaltò e lui venne sbalzato in aria, cadendo
rovinosamente a faccia in giù a pochi passi dai cavalli stramazzati
a terra con la giugulare recisa.
“Un
Cacciatore!” ecco che cos’era quella creatura. Cameron cercò di
girarsi, gli faceva male tutto ed era disarmato; l’arco era volato
via e la spada era finita chissà dove. Riuscì a mettersi supino e
gli girava la testa. Il terreno era freddo e fangoso con le foglie
umide che gli bagnavano la schiena. Mise lentamente a fuoco, mentre
un odore di putrefazione l’assalì con una violenza tale che conati
di vomito cominciarono a scuotergli lo stomaco. Il Cacciatore
troneggiava sopra di lui sbavando sui suoi vestiti preferiti. La
bestia ululò la sua vittoria, le mascelle aperte con le tre file di
denti in bella mostra protese verso la gola scoperta del ragazzo.
Le
mani di Cameron cercarono affannosamente qualcosa da afferrare per
difendersi, ma le sue dita trovarono soltanto terriccio bagnato o
piccoli sassi.
Ormai
era finita e chiuse gli occhi pregando gli Antichi Dei.
Accadde
tutto nel tempo di un battito di ciglia: qualcosa distrasse la bestia
che girò il muso fiutando l’aria mentre Cameron si ritrovò la sua
spada in mano. Quando il Cacciatore si voltò sferrando l’attacco
finale, la spada ben piantata nel terreno gli trafisse la gola
penetrando nel cervello.
Cameron
vide la scintilla rossa negli occhi spegnersi lentamente, poi tutto
divenne buio: il puzzo nauseante e il dolore alla testa lo avevano
fatto svenire, intrappolato sotto il possente e antico corpo della
creatura.
#2
Il
sole faceva capolino tra le nuvole. Una pioggia leggera aveva
rinfrescato l’aria, recando un po’ di sollievo ai soldati
accaldati nelle loro armature leggere. Tutti gli uomini erano ai loro
posti, pronti a morire per difendere le loro terre e le loro
famiglie.
Come
previsto da Marek, l’esercito nemico scelse di non disperdersi
lungo il perimetro della palizzata, puntando deciso verso il grande
cancello. Il muro si innalzava per più di cinque braccia, con altre
due che costituivano la parte interrata. All’interno, a circa tre
passi di distanza, si stagliava un’altra fila di tronchi, più
bassa di almeno un braccio rispetto alla prima, e lo spazio tra le
due file di tronchi era stato riempito con terra e sassi per
permettere ai soldati di manovrare e difendersi con le armi a loro
disposizione. Tutto quel legname così robusto e trattato col fuoco
per indurirne la superficie, aveva richiesto il disboscamento di gran
parte delle foreste vicine alle Montagne Rocciose e quasi tre anni di
duro lavoro di migliaia di persone. Se l’esercito nutriva una
piccola speranza di resistere all’attacco, quella era dovuta alla
lungimiranza del principe. Marek si augurò che non fossero stati
sforzi inutili. Chiese al generale Engard, il suo secondo, se tutto
fosse pronto per la sorpresa finale ricevendo risposta affermativa.
Ormai comunicavano a gesti, troppo concentrati per sprecare parole e
fiato. I troll si fermarono poco distanti dal cancello, il fronte di
attacco si estendeva per qualche centinaio di passi mentre file di
guerrieri stavano ancora scendendo dal Passo dei Giganti.
Un
boato si innalzò dalle possenti schiere nemiche. La terra tremò
quando accompagnarono l’urlo di guerra con il battere dei piedi sul
duro suolo roccioso. Alcuni reparti si spostarono lasciando spazio a
dei primitivi arieti ricavati da grossi tronchi di legno rinforzati
da una testa di ferro. Le prime file iniziarono ad avanzare, i
guerrieri erano muniti di un grosso scudo per proteggere se stessi e
i compagni che trasportavano gli arieti. Marek pregò affinché
caricassero; se continuavano a procedere al passo, la sorpresa non
sarebbe stata così efficace come aveva progettato.
Zathur, come se gli avesse letto nel
pensiero, grugnì un comando al quale i vari nobili risposero
passandolo alle truppe e i troll caricarono.
Gli
uomini sulla palizzata rimasero immobili trattenendo il respiro;
l’ordine di scoccare fu ripetuto almeno tre volte prima che i
soldati si riprendessero dal torpore e un nugolo di frecce e dardi
venisse scagliato dai camminamenti, ma servirono solamente a fare il
solletico ai troll, che già pregustavano la tanto agognata rivalsa
sul popolo umano.
Molti
volevano vendicare l’uccisione di Goldar e la loro forza di volontà
andava ben oltre le sanguinanti ferite agli arti. La carica procedeva
spedita, soltanto pochi troll caddero sotto le raffiche delle armi da
tiro; i feriti che non potevano continuare a correre venivano
sostituiti dai compagni più arretrati per ricomporre la linea di
avanzamento. Gli arieti e le prime file di guerrieri erano arrivati a
una decina di passi dalla palizzata, i corpi già protesi in avanti
per sostenere l’urto contro il muro di legno, quando la terra sotto
di loro si aprì facendoli precipitare in una profonda buca. Gli
arieti finirono nel fosso trascinando con sé decine di guerrieri. I
troll che sopraggiungevano da dietro spinsero nella buca i compagni
riusciti a fermarsi in tempo. La fossa era abbastanza larga per
contenere almeno tre file di guerrieri che, una volta ripresisi dalla
sorpresa e dalla brutta caduta, cercarono di uscire arrampicandosi
sugli arieti rimasti inclinati.
La
fossa era piena di una sostanza nera, densa e dall’odore molto
forte, i troll faticavano a mantenere l’equilibrio e, appoggiandosi
l’uno all’altro per rimettersi in piedi, finivano per cascare
nuovamente nella pozza oleosa. Gli stessi arieti divennero scivolosi,
impedendo ai troll di usarli come scale. Le frecce e i dardi
continuavano a pungere, il caos dovuto alla trappola aveva aperto le
difese dei troll adesso più vulnerabili, e molti caddero trafitti da
colpi mortali.
A
un segnale di Marek furono scoccate frecce infuocate dentro la fossa.
In un batter d’occhio fiamme altissime si levarono al cielo fino a
lambire il bordo superiore della palizzata. I troll agonizzanti tra
le fiamme urlarono di dolore, rabbia e odio. Un odore nauseante di
carne bruciata raggiunse le narici degli uomini asserragliati dietro
la palizzata, molti non riuscirono a fare più niente se non scendere
e vomitare.
Nessun commento:
Posta un commento