So che non sono attiva come al solito, e in effetti ho una lista di lettura chilometrica anche di libri cartacei, ma la giornata è fatta di 24 ore e dopo essermi alzata alle cinque del mattino, trotterellato per far imbarcare tutta la famiglia verso lo smistamento scolastico/lavorativo, gestito il mio lavoro, gestita la mia casa e cucinato indegnamente per la sera.... ecco... crollo....
Senza contare il fatto che sto scrivendo il prossimo romanzo (che è un delirio completo lo giuro) e che il primo, cominciato a ottobre, giace ancora a tre quarti aspettando che mi decida a dargli considerazione. I poveri Maria e Giulio (i protagonisti incompresi del mio romanzo non concluso) mi odiano profondamente, lo so.
Comunque... per ingannare l'attesa, vi posto questo mio piccolo racconto, scritto per un contest su Wattpad, e vado a lavorare alla mia prossima recensione. Baci e... sognate sempre in grande!
L'inizio del mondo
Marbrath
era nervoso quella mattina.
Finalmente
erano finiti i corsi e gli toccava sostenere l'esame finale con
Silay, l'unica oltre a lui che aveva superato tutte le prove
previste.
Al
cospetto di Corian, il rettore, i due si posizionarono in modo da
poter ascoltare bene le sue istruzioni.
«Benvenuti»
esordì Corian con la sua voce profonda. «Sapete già perché siete
qui, quindi la farò breve. La nostra accademia è nata con
l'esistenza stessa e da allora si occupa di formare le giovani
divinità, come voi, per fare bene il loro lavoro»
Cavolo,
pensò Marbrath, questo è
perché voleva farla breve, è partito dal Big Bang!
Corian
lo guardò in modo truce e Marbrath interruppe il corso dei suoi
pensieri: dimenticava sempre che il rettore aveva capacità
telepatiche.
«Dicevo»
continuò Corian, ammonendolo una seconda volta con lo sguardo «Per
questa sessione abbiamo deciso di tentare con un esperimento
condiviso. Sapete bene che alle divinità che si laureano
all'accademia viene chiesto di creare un mondo. E di solito è
semplice perché solo una divinità alla volta supera tutte le prove.
Stavolta, però, siete in due...»
Già.
Non era mai capitato prima di allora. Marbrath guardò Silay con una
punta di irritazione. Una divinità donna e una divinità uomo
costretti a collaborare. Temeva la carneficina. O la distruzione di
qualche galassia.
«Nessuno
distruggerà niente, Marbrath» affermò Corian con durezza.
Accidenti a lui che non riusciva a nascondere i suoi pensieri! Il
nervosismo faceva brutti scherzi.
Marbrath
si raddrizzò tentando di darsi un contegno. Ormai i giochi erano
fatti. L'esame finale era solo una formalità, ma ci teneva a fare
bella figura. Silay aveva quel contegno sicuro e quel sorrisetto
impertinente che lo irritava, e non poco. Credeva di essere meglio di
lui? Le avrebbe fatto vedere di cosa era capace.
«Benissimo,
direi che possiamo cominciare» annunciò Corian.
Calò
il buio e Silay si avvicinò a Marbrath, era necessario per far
convogliare le forze necessarie a creare un nuovo mondo. La vicinanza
con la giovane divinità turbò stranamente Marbath: non aveva avuto
con lei che pochi incontri, o per meglio dire scontri, ma quella
specie di corrente elettrica che sentiva percorrergli le membra lo
stupiva e allo stesso tempo gli faceva venire voglia di distruggere
qualche stella.
«Concentrati,
Marbrath!» tuonò Corian, e lui fece come gli era stato ordinato.
Avvicinò le mani a quelle di Silay e chiuse gli occhi, cercando di
immaginare un vortice di luce.
«Lo
vedi anche tu? Nei tuoi pensieri?» gli chiese Silay solleticandogli
l'udito.
Sì
che lo vedeva! La teoria della creazione lo aveva sempre affascinato,
ma mettere in pratica le formule studiate gli regalava sensazioni
meravigliose.
Il
vortice luminoso cominciò a prendere forma: galassie , stelle,
pianeti si formarono sotto le loro mani.
«Ora
dovremo creare un mondo vero» gli suggerì Silay. Come se non lo
sapesse!
«Certo!
Lo so bene. Sto cercando, in questo universo, il punto giusto per
iniziare» rispose con una punta di acidità. Voleva forse
insegnargli come fare? Fino a prova contraria aveva i suoi stessi
voti e sapeva benissimo come creare un mondo. Peccato che, scrutando
in lungo e in largo nel nuovo universo creato, non trovasse un
pianeta adatto.
«Eccolo!»
esultò Silay gongolando e indicando il terzo pianeta che ruotava
attorno a una stella di medie dimensioni. Cavolo, aveva ragione!
«In
realtà non credo sia l'ideale» obiettò lui. Darle ragione? Mai.
Sentì
Corian in sottofondo che ridacchiava divertito, ma tentò di non
badarci. Non poteva cedere, e cominciò a cercare qualche altro
pianeta adatto, ma per quanto cercasse in lungo e in largo non riuscì
a trovarne uno che lo soddisfacesse.
«Non
fare lo zuccone, Marbrath!» lo rimbeccò la giovane divinità. «Lo
sai benissimo che è perfetto! E visto che l'ho trovato io gli
sceglierò anche il nome. Lo chiamerò… Terra!»
Silay
impose il nome al pianeta e cominciò a creare il cielo e la terra.
«Non
ti sembra di esagerare?» la rimproverò Marbrath. Voleva fare forse
tutto il lavoro?
«Marbrath,
ha ragione, lascia fare anche a lui» convenne Corian.
Silay
si fece mentalmente da parte e Marbrath si concentrò, creando le
montagne, gli alberi e i fiori. I fiori soprattutto furono una cosa
di cui andava fiero, con tutte le varietà e i colori che li
caratterizzavano.
«Molto
bene, Marbrath» approvò Corian.
«Niente
di che» affermò Silay. «Organismi semplici. Vediamo un po' come te
la cavi con esseri più complessi» e con un'imposizione delle mani
creò i pesci, gli anfibi, gli uccelli e animali mammiferi di tutte
le specie.
«Sono
impressionato!» affermò Corian, e questo fece scattare in Marbrath
un senso di frustrazione insopportabile. Doveva far meglio.
Fu
folgorato da un'idea. Sorrise, enigmatico, e schermò i suoi pensieri
per non far capire cosa stesse progettando. Raccolse i quattro
elementi primari e vi soffiò sopra, dopo aver modellato un'immagine
simile alla sua. Posò la creatura sul terreno e la guardò
amorevole: era quasi come un figlio.
«Ecco»
disse. «Ho creato un essere simile a noi, ma senza i nostri poteri.
Calpesterà il terreno e sarà il padrone di questo mondo». Era
particolarmente orgoglioso di questa sua trovata.
Corian
applaudì. «Notevole. Veramente notevole»
Silay
sbuffò sonoramente, palesemente irritata per il colpo di genio di
Marbrath, e la cosa piacque immensamente al giovane dio. Esasperarla
gli donava un piacere perverso. Piacere che durò ben poco, visto che
lei si illuminò subito e lo guardò con un'espressione vagamente
perfida.
«Bene,
Marbrath. Questo essere è anche immortale?» chiese.
Marbrath
sussultò. «Ovviamente no! Le divinità non possono creare altre
divinità, lo sai bene».
Il
sorriso di Silay si allargò, e Marbrath dovette ammettere
malvolentieri che cominciava ad apprezzarlo.
«Allora,
se non è immortale, dovrà in qualche modo assicurarsi la
discendenza, non credi? Altrimenti il suo regno durerà molto poco»
considerò.
Accidenti,
aveva ragione. Stava per controbattere, quando Silay imitò le sue
axioni, prese gli elementi e forgiò una nuova vita. Aveva le sue
sembianze, ma anatomicamente era leggermente diversa.
«E
quella cos'è?» chiese Marbrath, più incuriosito che irritato.
Silay cominciava a fargli uno strano effetto.
«È
il modo per assicurare a questa nuova specie una vita duratura»
affermò, e spiegò il suo progetto, illustrando i dettagli della
riproduzione, che estese anche a tutti gli altri esseri viventi. I
dettagli sulla riproduzione turbarono Marbrath, che stranamente
cominciò a fantasticarci su. Le divinità non avevano bisogno di
riprodursi ma il metodo usato da quelle creature sembrava un buon
modo per passare il tempo. E cominciò a pensare a Silay, che dal
canto suo lo fissava intensamente.
Corian
si schiarì la voce riportandoli alla realtà.
«Splendida
prova, complimenti! L'esame è finito. Siete stati promossi a pieni
voti entrambi. Potete andare, e lasciare il mondo che avete creato al
suo destino» li congedò.
Marbrath
si avviò all'uscita, ma prima di prendere la sua strada si voltò
verso Silay.
«Mi
rispieghi quella cosa della riproduzione?» chiese in tono allusivo.
Silay
gli sorrise, per nulla in imbarazzo, e gli prese la mano.
«Se
vuoi, te lo dimostro praticamente» sussurrò.
«Questo
sì che è parlare!» rispose Marbrath, trascinandola in un posto
nascosto tra le dimensioni senza spazio e tempo.
se vi piace il mio blog, potete seguirmi anche su facebook
Molto carino. Mi piace proprio perché è conciso e breve. Ogni tanto c'è proprio bisogno di un racconto da leggere in riva al mare.
RispondiEliminaGrazie Michela! Lieta di averti intrattenuta piacevolmente!
EliminaCiao se ti va di fare un salto sulla mia pagina facebook Libri a Colazione puoi leggere la mia piccolissima recensione al tuo racconto.
RispondiEliminaL'ho vista e ti ringrazio di cuore. Mi sono emozionata!
Elimina