sabato 10 giugno 2017

Un racconto nel cassetto.

Eccomi qui, sognatori!
So che non sono attiva come al solito, e in effetti ho una lista di lettura chilometrica anche di libri cartacei, ma la giornata è fatta di 24 ore e dopo essermi alzata alle cinque del mattino, trotterellato per far imbarcare tutta la famiglia verso lo smistamento scolastico/lavorativo, gestito il mio lavoro, gestita la mia casa e cucinato indegnamente per la sera.... ecco... crollo....
Senza contare il fatto che sto scrivendo il prossimo romanzo (che è un delirio completo lo giuro) e che il primo, cominciato a ottobre, giace ancora a tre quarti aspettando che mi decida a dargli considerazione. I poveri Maria e Giulio (i protagonisti incompresi del mio romanzo non concluso) mi odiano profondamente, lo so.
Comunque... per ingannare l'attesa, vi posto questo mio piccolo racconto, scritto per un contest su Wattpad,  e vado a lavorare alla mia prossima recensione. Baci e... sognate sempre in grande!




 




L'inizio del mondo








Marbrath era nervoso quella mattina.

Finalmente erano finiti i corsi e gli toccava sostenere l'esame finale con Silay, l'unica oltre a lui che aveva superato tutte le prove previste.

Al cospetto di Corian, il rettore, i due si posizionarono in modo da poter ascoltare bene le sue istruzioni.

«Benvenuti» esordì Corian con la sua voce profonda. «Sapete già perché siete qui, quindi la farò breve. La nostra accademia è nata con l'esistenza stessa e da allora si occupa di formare le giovani divinità, come voi, per fare bene il loro lavoro»

Cavolo, pensò Marbrath, questo è perché voleva farla breve, è partito dal Big Bang!

Corian lo guardò in modo truce e Marbrath interruppe il corso dei suoi pensieri: dimenticava sempre che il rettore aveva capacità telepatiche.

«Dicevo» continuò Corian, ammonendolo una seconda volta con lo sguardo «Per questa sessione abbiamo deciso di tentare con un esperimento condiviso. Sapete bene che alle divinità che si laureano all'accademia viene chiesto di creare un mondo. E di solito è semplice perché solo una divinità alla volta supera tutte le prove. Stavolta, però, siete in due...»

Già. Non era mai capitato prima di allora. Marbrath guardò Silay con una punta di irritazione. Una divinità donna e una divinità uomo costretti a collaborare. Temeva la carneficina. O la distruzione di qualche galassia.

«Nessuno distruggerà niente, Marbrath» affermò Corian con durezza. Accidenti a lui che non riusciva a nascondere i suoi pensieri! Il nervosismo faceva brutti scherzi.

Marbrath si raddrizzò tentando di darsi un contegno. Ormai i giochi erano fatti. L'esame finale era solo una formalità, ma ci teneva a fare bella figura. Silay aveva quel contegno sicuro e quel sorrisetto impertinente che lo irritava, e non poco. Credeva di essere meglio di lui? Le avrebbe fatto vedere di cosa era capace.

«Benissimo, direi che possiamo cominciare» annunciò Corian.

Calò il buio e Silay si avvicinò a Marbrath, era necessario per far convogliare le forze necessarie a creare un nuovo mondo. La vicinanza con la giovane divinità turbò stranamente Marbath: non aveva avuto con lei che pochi incontri, o per meglio dire scontri, ma quella specie di corrente elettrica che sentiva percorrergli le membra lo stupiva e allo stesso tempo gli faceva venire voglia di distruggere qualche stella.

«Concentrati, Marbrath!» tuonò Corian, e lui fece come gli era stato ordinato. Avvicinò le mani a quelle di Silay e chiuse gli occhi, cercando di immaginare un vortice di luce.

«Lo vedi anche tu? Nei tuoi pensieri?» gli chiese Silay solleticandogli l'udito.

Sì che lo vedeva! La teoria della creazione lo aveva sempre affascinato, ma mettere in pratica le formule studiate gli regalava sensazioni meravigliose.

Il vortice luminoso cominciò a prendere forma: galassie , stelle, pianeti si formarono sotto le loro mani.

«Ora dovremo creare un mondo vero» gli suggerì Silay. Come se non lo sapesse!

«Certo! Lo so bene. Sto cercando, in questo universo, il punto giusto per iniziare» rispose con una punta di acidità. Voleva forse insegnargli come fare? Fino a prova contraria aveva i suoi stessi voti e sapeva benissimo come creare un mondo. Peccato che, scrutando in lungo e in largo nel nuovo universo creato, non trovasse un pianeta adatto.

«Eccolo!» esultò Silay gongolando e indicando il terzo pianeta che ruotava attorno a una stella di medie dimensioni. Cavolo, aveva ragione!

«In realtà non credo sia l'ideale» obiettò lui. Darle ragione? Mai.

Sentì Corian in sottofondo che ridacchiava divertito, ma tentò di non badarci. Non poteva cedere, e cominciò a cercare qualche altro pianeta adatto, ma per quanto cercasse in lungo e in largo non riuscì a trovarne uno che lo soddisfacesse.

«Non fare lo zuccone, Marbrath!» lo rimbeccò la giovane divinità. «Lo sai benissimo che è perfetto! E visto che l'ho trovato io gli sceglierò anche il nome. Lo chiamerò… Terra!»

Silay impose il nome al pianeta e cominciò a creare il cielo e la terra.

«Non ti sembra di esagerare?» la rimproverò Marbrath. Voleva fare forse tutto il lavoro?

«Marbrath, ha ragione, lascia fare anche a lui» convenne Corian.

Silay si fece mentalmente da parte e Marbrath si concentrò, creando le montagne, gli alberi e i fiori. I fiori soprattutto furono una cosa di cui andava fiero, con tutte le varietà e i colori che li caratterizzavano.

«Molto bene, Marbrath» approvò Corian.

«Niente di che» affermò Silay. «Organismi semplici. Vediamo un po' come te la cavi con esseri più complessi» e con un'imposizione delle mani creò i pesci, gli anfibi, gli uccelli e animali mammiferi di tutte le specie.

«Sono impressionato!» affermò Corian, e questo fece scattare in Marbrath un senso di frustrazione insopportabile. Doveva far meglio.

Fu folgorato da un'idea. Sorrise, enigmatico, e schermò i suoi pensieri per non far capire cosa stesse progettando. Raccolse i quattro elementi primari e vi soffiò sopra, dopo aver modellato un'immagine simile alla sua. Posò la creatura sul terreno e la guardò amorevole: era quasi come un figlio.

«Ecco» disse. «Ho creato un essere simile a noi, ma senza i nostri poteri. Calpesterà il terreno e sarà il padrone di questo mondo». Era particolarmente orgoglioso di questa sua trovata.

Corian applaudì. «Notevole. Veramente notevole»

Silay sbuffò sonoramente, palesemente irritata per il colpo di genio di Marbrath, e la cosa piacque immensamente al giovane dio. Esasperarla gli donava un piacere perverso. Piacere che durò ben poco, visto che lei si illuminò subito e lo guardò con un'espressione vagamente perfida.

«Bene, Marbrath. Questo essere è anche immortale?» chiese.

Marbrath sussultò. «Ovviamente no! Le divinità non possono creare altre divinità, lo sai bene».

Il sorriso di Silay si allargò, e Marbrath dovette ammettere malvolentieri che cominciava ad apprezzarlo.

«Allora, se non è immortale, dovrà in qualche modo assicurarsi la discendenza, non credi? Altrimenti il suo regno durerà molto poco» considerò.

Accidenti, aveva ragione. Stava per controbattere, quando Silay imitò le sue axioni, prese gli elementi e forgiò una nuova vita. Aveva le sue sembianze, ma anatomicamente era leggermente diversa.

«E quella cos'è?» chiese Marbrath, più incuriosito che irritato. Silay cominciava a fargli uno strano effetto.

«È il modo per assicurare a questa nuova specie una vita duratura» affermò, e spiegò il suo progetto, illustrando i dettagli della riproduzione, che estese anche a tutti gli altri esseri viventi. I dettagli sulla riproduzione turbarono Marbrath, che stranamente cominciò a fantasticarci su. Le divinità non avevano bisogno di riprodursi ma il metodo usato da quelle creature sembrava un buon modo per passare il tempo. E cominciò a pensare a Silay, che dal canto suo lo fissava intensamente.

Corian si schiarì la voce riportandoli alla realtà.

«Splendida prova, complimenti! L'esame è finito. Siete stati promossi a pieni voti entrambi. Potete andare, e lasciare il mondo che avete creato al suo destino» li congedò.

Marbrath si avviò all'uscita, ma prima di prendere la sua strada si voltò verso Silay.

«Mi rispieghi quella cosa della riproduzione?» chiese in tono allusivo.

Silay gli sorrise, per nulla in imbarazzo, e gli prese la mano.

«Se vuoi, te lo dimostro praticamente» sussurrò.

«Questo sì che è parlare!» rispose Marbrath, trascinandola in un posto nascosto tra le dimensioni senza spazio e tempo.
 
 
 
 
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4 commenti:

  1. Molto carino. Mi piace proprio perché è conciso e breve. Ogni tanto c'è proprio bisogno di un racconto da leggere in riva al mare.

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    1. Grazie Michela! Lieta di averti intrattenuta piacevolmente!

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  2. Ciao se ti va di fare un salto sulla mia pagina facebook Libri a Colazione puoi leggere la mia piccolissima recensione al tuo racconto.

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    1. L'ho vista e ti ringrazio di cuore. Mi sono emozionata!

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